28.12.1853. L’astrolampo di Carlo III

28 dicembre 1853 – Il Teatro Regio si accende per la prima volta della luce del suo astrolampo. Così si chiama il monumentale lampadario al centro del tempio lirico di Parma, arrivato dalle officine Lacarrière di Parigi per rinnovare gli interni della grande sala.

Fino a questo 1853, il Regio aveva un candelabro in vetro appeso a cinque catene, funzionante con candele o fiammelle a petrolio. Invece, l’astrolampo va a gas: 84 fiammelle su due cerchi, alimentate da tubi in cuoio. Il lampadario, pesante 132 pesi di Parma (1.100 chilogrammi), alto quattro metri e mezzo e largo quattro, è decorato con tre statuine di bronzo di 70 centimetri, allegoria di Danza, Commedia e Tragedia, sei angeli suonatori e dodici amorini che ballano, in una moltitudine di gocce di cristallo.

La novità è il centro di una completa ristrutturazione della sala del Regio. Non solo l’astrolampo dà luce all’emiciclo: la nuova illuminazione a gas è estesa a tutti i palchi, per un totale di mille becchi.

L’inaugurazione della nuova illuminazione è la prima parmigiana de Il Profeta di Giacomo Meyerbeer, ballo in cinque atti scelto personalmente dal duca Carlo III. “Il concorso fu numerosissimo, distinto per ogni riguardo, mentre ogni classe di persone che v’intervenne si studiò farvi comparsa la più decente. Ognuno fu soddisfatto e per avventura meravigliato della elegante bellezza del Real Teatro”, commenta il ministro delle Finanze Onesti. In realtà, l’opera non piace, ma le luci dell’astrolampo sì.

Il grande lampadario sarà modificato nel 1890, sostituendo il gas con lampadine elettriche, e nel 1913, quando le tre statuine più grandi, che stavano in cima, vengono rimosse per poter sollevare l’astrolampo e offrire una migliore vista sul palcoscenico anche a chi siede in loggione. Oggi, Danza, Commedia e Tragedia sono esposte alla Casa della musica.