28.10.1938. Parmigiani coloni di Libia
28 ottobre 1938 – “Sono la piccola italiana Anna Mussi, partita da Parma nel meraviglioso giorno 28 ottobre. Sebbene appena dodicenne sono partita volentieri con la mia famiglia per vedere i nostri bei mari, i grandi bastimenti che, quando ero al mio paese di Trecasali, sognavo spesso, dicendomi: come sarà tutto questo?”
Anna Mussi, il 28 ottobre 1938 è salpata dal porto di Genova assieme ai suoi genitori e fratelli, e con altre 1.800 famiglie, per andare a colonizzare la Libia. Diciassette navi al comando di Italo Balbo per sostenere le politiche coloniali del regime fascista.
Fra quelle 1.800 famiglie, mandate a italianizzare la Libia, ce ne sono almeno una dozzine provenienti dal parmense. Sono gli Agazzi, gli Aldigeri, i Furlotti, i Jencini, i Lombatti, i Mussi, i Pavesi, i Raffi, gli Spinabelli, i Trauzzi, i Sartori e i Vignali.
Anna Mussi è stata destinata al nuovo villaggio di Baracca, su di un altopiano della Cirenaica. Con questo sono costruiti anche i centri chiamati Oberdan, D’Annunzio e Battisti.
Il colono Costante Sartori di Prelerna, ad Oberdan ha ricevuto una casa di tre stanze oltre a cucina e salotto, con accanto stalla e pollaio:
“Abbiamo fatto un buon viaggio ma assai lungo. Appena entrati qui nella nostra casa abbiamo trovato il pane già cotto, un quintale di farina e tutto il necessario che può occorre ad una famiglia. Dopo che siamo arrivati è piovuto due volte. Non abbiamo ancora comunciato a lavorare perché per ora ci lasciano un po’ di riposo”.
Valentino Pavesi di Borgotaro rivede nelle alture della Cirenaica le bellezze dell’Appennino: “Il clima buono e come a Borgo Val di Taro. L’acqua molto buona è pari di quella dei nostri monti. I nostri compiti e doveri li eseguiremo per esser degni della bella Provincia di Parma”.
Luigi Vignali è contento perché pure laggiù in Libia gli sono state spedite copie del Corriere Emiliano (così si chiama la Gazzetta di Parma nel ventennio fascista), ma lamenta – a metà gennaio – di attendere ancora le attrezzature agricole necessarie per iniziare a lavorare la terra: “fino ad ora tagliamo cespugli in attesa delle macchine”, anche nell’orto qualcosa già cresce.
Balbo, governatore della Libia, ha fatto visita ai parmensi il 4 gennaio 1939. Osserva che fra i tanti emigrati, sono quelli che hanno portato con sé il maggior numero di doni avuti dalla gente della loro terra. Li incoraggia al lavoro e promette un grande avvenire a chi ha avuto il coraggio di diventare colono. Di italiani in Africa ce ne sono già parecchi, ma è nel 1948 che la propaganda fascista insiste maggiormente su quella che viene presentata come la nuova terra promessa, luogo di facili fortune.
L’avventura libica durerà poco e finirà male. Il sogno della “quarta sponda” diventa presto l’incubo della guerra con gli inglesi. I rimpatri di gente in fuga iniziano già nel 1940 e si intensificano nel 1943.
A subire la sorte peggiore sono molti dei bambini portati in Cirenaica: nel giugno 1940, Mussolini ordina di rimpatriarne 13.000, senza genitori Una volta riportati in Italia, i bambini sono costretti a vivere in altre colonie, quelle della Gil – Gioventù italiana del Littorio, nate per la villeggiatura estiva dei ragazzi. Fra le colonie della Gil in cui restano rinchiusi quei bambini ve ne sono anche di quelle attrezzate in diversi comuni del parmense; da terra di coloni, a terra di colonie.
Non sappiamo che fine hanno fatto Costante Sartori, Valentino Pavesi, Luigi Vignali e gli altri coloni partiti da Parma. Il loro ricordo è affidato solo a lettere spedite poco dopo il loro arrivo, pubblicate perché in linea con la propaganda del regime. Nulla sulla fuga. Chissà se Anna Mussi è tornata a casa, se era fra i 13.000 riportati indietro di forza o se è rimasta con la sua famiglia. Se dopo essersi domandata “come sarà tutto questo?”, si è chiesta anche “perché tutto questo?”.