28.1.1300. Bonifacio VIII paciere mancato a Parma
28 gennaio 1300 – Bonifacio VIII prova a risolvere i conflitti fra i parmigiani.
In questo giorno, il papa scrive al vescovo Giffredo:
“Come già era giunta ai nostri orecchi, tu di persona ci hai riferito la notizia che fra il nobile marchese d’Este e la città di Parma erano iniziate pesanti lotte, che sono degenerate in scontri di guerra. Noi siamo intervenuti in segno di stima e di onore verso di te e per ovviare ai molti mali. Abbiamo imposto una tregua, minacciando l’interdetto sulle terre dove si combatte e la scomunica a coloro che avessero rifiutato la tregua. Ma poiché la città di Parma non ha voluto affatto accettare, è stata sottoposta ad interdetto. Ma tu ci hai umilmente pregato e noi siamo propensi ad accogliere le tue preghiere: per questa sola volta ti concediamo la facoltà di togliere l’interdetto”.
Da qualche anno, Parma è lacerata da faide fra le maggiori famiglie. I parmigiani hanno smesso di far la guerra alla storica rivale Cremona, ma solo per iniziare a combattersi fra loro. Nel 1293, i Sanvitale hanno cercato di coinvolgere Azzo VIII d’Este, signore di Ferrara, Modena e Reggio, ma Azzo è stato respinto dai Rossi, che ora dominano sulla città. Nel contado, invece, le fazioni continuano a guerreggiare, con morti e distruzioni.
Bonifacio VIII è ben informato delle cose di Parma, perché uno dei suoi alleati e amici di sempre è il cardinale Gerardo Bianchi, nativo di Gainago di Torrile.
Bonifacio è papa dal 1295 e prova a mettersi in mezzo per portare pace. Ma anche per affermare il suo potere su ogni altra autorità. Bonifacio cerca di intervenire in politica per far riconoscere l’autorità pontificia come superiore a qualsiasi altra. Cerca di far fare pace a Francia e Inghilterra. Cerca di far fare pace alle fazioni di Firenze. E cerca di far la stessa cosa anche a Parma.
Usa i pochi mezzi che ha: la censura morale, espressa con l’esclusione dai sacramenti e quindi l’esclusione sociale. Ma con poco successo: la moral suasion del pontefice questa volta è inefficace. Né l’aver imposto né l’aver levato l’interdetto riesce a far cessare le ostilità, che anzi aumenteranno segnando tutta la prima metà del XIV secolo.