27.9.1387. Sabotaggio all’Università
27 settembre 1387 – Per favorire il giovanissimo Ateneo di Pavia, Gian Galeazzo Visconti ordina la chiusura dell’antica Università di Parma. Uno studente parmigiano che fosse scoperto a frequentare corsi di studio altrove che a Pavia, sarebbe multato di 200 fiorini d’oro!
Pavia è sede di una delle scuole più antiche del mondo, la Schola Papiense fondata il 25 maggio 825, specializzata in Diritto. Ma il signore della città, Galeazzo II, pensa ad altro: nel 1361 ottiene dall’imperatore il diritto di avviare uno Studium Generale, con Diritto, Medicina, Filosofia e Arti liberali e poco più avanti anche Teologia. Così richiama intellettuali come Francesco Petrarca e istituisce una biblioteca.
A Parma lo Studium c’è già. Nel 1346, la città accetta la signoria di Gian Galeazzo, figlio di Galeazzo II, che da anni insidia le campagne. Il nuovo padrone ne approfitta per chiuderlo, a tutto vantaggio della nuova istituzione patavina, il grande sogno di suo padre.
Probabilmente, l’Università di Parma era rimasta chiusa per qualche anno anche negli anni Venti del Trecento, allora per favorire lo studium di Bologna.
Parma resta senza università fino al 1412, quando viene ricostituita durante il breve governo sulla città di Niccolò III d’Este, signore di Ferrara, durata dal 1409 al 1420. Il Comune chiama allora importanti maestri da tutta Italia, attirandoli con lauti stipendi.
La ripresa delle lezioni è annunciata per il 18 ottobre 1412, poi posticipata al 24 novembre, con squilli di tromba e rintocchi di campane a festeggiare l’evento. In quest’anno si tengono dodici corsi, fra i quali Logica, Diritto civile, Diritto canonico, Medicina e Filosofia. Il nuovo rettore è eletto l’anno dopo, Bartolomeo Genovese.
Purtroppo, nel 1420 Parma torna sotto il controllo dei Visconti. Ora il duca è Filippo Maria, che di nuovo nel 1436 obbliga tutti i suoi sudditi a studiare esclusivamente presso lo Studium di Pavia. Provvedimento reiterato dal suo successore Francesco Sforza nel 1454. L’Università di Parma subisce dunque una nuova lunga interruzione, verrà riaperta solo a metà del Cinquecento.