27.6.1913. La sentenza che ha chiuso le chiese
27 giugno 1913 – Il Consiglio di Stato conferma con un’ultima inappellabile sentenza la validità del decreto che il 6 agosto 1911 ha soppresso diciannove confraternite attive a Parma anche da secoli. I loro beni sono tutti incamerati dalla Congregazione municipale di carità, ente pubblico che deve occuparsi di questioni sociali. Fra i beni che passano di mano ci sono molte opere d’arte e diverse chiese.
Chiuse le battaglie legali, nel giro di pochi anni la Carità municipale venderà a poco prezzo la gran parte degli antichi templi cristiani, che svuotati di ogni arredo e memoria, passano ad ospitare attività laiche. Anzi, in qualche caso attività laiciste: per l’ampio partito anticlericale è una vittoria umiliante sulla Chiesa.
Nel 1913 Parma perde San Giovanni decollato (era su via Cavestro), Sant’Ambrogio (su via Farini), l’oratorio della Disciplina vecchia (su via Cavour), Santa Maria del Fiore (in via D’Azeglio), San Giobbe (in borgo San Giuseppe), la chiesa della Disciplina di San Giovanni battista (in Oltretorrente), l’oratorio della Madonna con cappella di S. Nepomuceno (sul ponte di mezzo), Sant’Anna (nell’omonimo borgo), Santa Maria della Pace (in borgo delle Colonne), l’oratorio di Santa Barbara (presso ponte Dattaro), Santa Maria delle Grazie.
Di tutte queste, solo l’ultima è stata recuperata come chiesa, dopo 45 anni di abbandono.
San Giovanni diventa officina, Sant’Anna carrozzeria e poi cartiera, la Madonnina del Ponte ospita un magazzino agricolo, Sant’Ambrogio una litografia, Santa Maria della Pace una rivendita di legna e carbone, San Quirino un garage, Santa Maria del Fiore, detta il Calvario, un cinema.
Alcune di queste chiese sono ancora riconoscibili nell’architettura, pur dopo un secolo di altre funzioni. Santa Maria della Pace oggi ospita mostra e concerti, Sant’Ambrogio la libreria Feltrinelli, Santa Maria del Fiore il negozio Tiger. San Giobbe un’abitazione. Altre invece non hanno superato il cambiamento e non esistono più.