Cronaca,  Età contemporanea

27.3.1959. Scandalo burro sofisticato

27 marzo 1959 – Da un controllo in un magazzino di Torino scoppia lo scandalo del burro sofisticato.

C’è questa partita di burro portata da Parma a Torino etichettata come margarina. Ma quando il camion che la trasporta arriva a destinazione, un telegramma avverte che no, si son sbagliati, che nelle scatole c’han messo dentro del burro, e allora vanno cambiate le confezioni e bisogna vendere tutto come burro, che costa quattro/cinque volte la margarina.

L’ufficio repressioni frodi del Piemonte pensa ad un semplice maneggio per pagare meno tasse, ma è scrupoloso e fa analizzare quella roba: sembra burro, ma in realtà è un misto di sostanze a base di tributirrina, un estratto della glicerina.

Un’attenta indagine porta a scoprire che di quella sostanza ne è stata prodotta ben più che per 10 quintali, e sempre venduta come burro. È un’invenzione del margarinificio Util in via Alessandria, quello da cui è partito il carico controllato in questo 27 marzo 1959.

Il 16 ottobre dello stesso anno, il proprietario dello stabilimento Gino P. viene arrestato, assieme ad Elena M., titolare di una cremeria in viale Fratti: è quest’ultima a fare da prestanome nelle vendita della strana sostanza spacciata per burro.

In novembre inizia il processo. Parma, che nel settore dell’industria alimentare ha già una certa fama, ha solo da perdere in simili imbrogli, soprattutto se come in questo caso ne parlano i giornali di tutta Italia.

Gli inquirenti sospettano che siano stati venduti almeno 750 quintali del balordo prodotto, soprattutto a Parma, Torino e Modena; le carte trovate provano smerci per poco più di 400 quintali.

Il 2 febbraio 1960, il Tribunale condanna Gino P., Elena M. e anche il di lei marito Paolo A.. E non è la prima truffa di cui Gino si rende protagonista.

I condannati ricorrono in appello e in cassazione, ma hanno sempre torto. lo stabilimento di via Alessandria viene chiuso per tre mesi.

burro

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Succede il 27 di marzo:

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