27.12.1952. Un muro divide Parma
27 dicembre 1952 – In pieno centro, su via Garibaldi, a cinquanta passi passi dalla Pilotta, dal Teatro Regio, dalla Steccata, alcuni muratori erigono un muro, un’alta palizzata attorno ad un pezzo di prato, il recinto per chiudere il nulla. Ma lì un tempo qualcosa c’era. C’era il Politeama Reinach, eretto nel 1871, un teatro che piaceva così tanto che anche Cleofonte Campanini aveva voluto comprarlo.
Se il Reinach non c’è più (in realtà da febbraio 1939 si chiama Paganini, perché i nomi stranieri sono vietati) è per colpa della guerra: il 13 maggio 1944, un bombardamento inglese lo ha distrutto in gran parte. E dire che giusto qualche mese prima l’ultimo proprietario, Bruno Bergonzi, aveva ristrutturato l’interno per aumentarne la capienza.
Tre mesi dopo le bombe, Bergonzi ha già pronto un progetto per ricostruirlo, e ha anche i soldi. Appena finita la guerra, va alla carica per ottenere i permessi per i lavori; vorrebbe anche un po’ di terra in più per ampliarlo e qualche milione a parziale rifusione dei danni.
Subito paiono tutti d’accordo, tanto che nel gennaio 1946 l’imprenditore fa sgomberare le macerie, comprese le parti riutilizzabili. Ma poi una lunga lista di progetti alternativi bloccano il piano. L’area interessata è troppo interessante, proprio lì nel centro di Parma.
C’è chi vuole farci una strada: già dagli anni Trenta era stato stabilito che via Roma (poi via Verdi) dovesse continuare oltre i fornici di piazzale Bodoni, tagliando gli spazi a est della Pilotta. Chi un palazzo: la Provincia vorrebbe costruire un grande edificio per ospitare la propria sede, la Questura e la Prefettura – pure questa bombardata –. Il Consiglio superiore delle belle arti pretende che attorno alla Pilotta ci sia uno spazio libero. Molti cittadini difendono i platani che sorgono in questa zona, opponendosi a tutte le proposte di cementificazione.
Per molti anni, la zona fra via Garibaldi e la Pilotta resta al centro di un partecipato dibattito, senza arrivare a soluzioni.
A Bergonzi vengono fatte proposte alternative, come ricostruire il Reinach nel cortile del Guazzatoio, ma anche queste restano (fortunatamente) lettera morta. E allora l’imprenditore si stanca e alza il muro: se quel prato brullo non può rivedere il teatro, nessuno vedrà più il prato brullo. Il muro è un modo esplicito per dire che quel terreno è proprietà privata e nessun ente pubblico può permettersi di far progetti diversi dalla ricostruzione del Reinach.
Quel muro alto due metri ed il braccio di ferro che nasconde staranno in piedi fino al 1972. Finalmente, in quell’anno Bergonzi si dice disposto a vendere i suoi 1.800 metri quadri nel centro della città al Comune, in cambio di terreni edificabili in via Montebello. Il muro viene demolito, la grande quantità di rifiuti che si era accumulata dietro di esso eliminata. Ma la compravendita va a finir male e riprende lo scontro fra Bergonzi e il municipio.
Nel 1997, gli eredi di Bruno, Augusto e Giuseppe, alzeranno un’altra barriera ancora attorno allo stesso terreno! Stavolta una rete e non un muro di mattoni. Ma una sentenza impone alle parti a chiudere la transazione del ’97. Non si sa quanto esattamente abbiano ottenuto i Bergonzi, che chiedevano 3,5 miliardi di lire; il contenzioso sulla cifra terminerà del tutto solo nel 2016.
È passato così tanto tempo dal bombardamento del 1943 che il Reinach se lo ricordano ancora in pochi. Nel frattempo i parmigiani si sono invece abituati a quel prato fra via Garibaldi e la Pilotta, che resterà col nome di piazzale della Pace al posto degli edifici mai più ricostruiti.