
27.1.1979. Il sindaco chiede di requisire le case sfitte
27 gennaio 1979 – Il Comune di Parma del sindaco socialista Aldo Cremonini presenta un rapporto sugli alloggi vuoti in città, che sono quasi 700. C’è grande fame di case, molte famiglie sotto sfratto, e il municipio fa pressione sui proprietari perché vengano incontro alle esigenze di chi cerca un tetto sulla testa.
Nella storia recente di Parma, sono tanti i momenti in cui si lamenta la carenza di appartamenti e si mette sotto accusa chi ne possiede di sfitti, ma solo in questo 1979 si arriva a minacciarli addirittura di espropri.
La battaglia la porta avanti da tempo il Sindacato degli inquilini e la fa propria il Partito comunista, che già in occasione di Sant’Ilario 1979 solleva lo scandalo di tanta gente che rischia di finire in strada, pur con molti immobili in cui non vive nessuno. Il tema resta centrale nella vita pubblica parmigiana, ma chi tiene i fabbricati liberi non ne vuol sapere di darli ad altri, anche perché nel 1978 è entrato in vigore l’equo canone e gli affitti stabiliti per legge lasciano tanti insoddisfatti.
A metà marzo, a Roma il pretore sequestra 500 alloggi per assegnargli a persone sfrattate. Di fronte all’indisponibilità dei proprietari al dialogo, anche a Parma Cremonini scrive al prefetto Ettore Materia invitandolo a prendere provvedimenti analoghi. Una richiesta che non viene però ascoltata. La linea dura si concretizza in una singola requisizione: un condominio in piazzale Sant’Apollonia ristrutturato senza licenza passa in proprietà al Comune, che subito lo destina a famiglie di sfrattati; uno dei due soli casi di esproprio per abuso edilizio nella storia di Parma (il secondo sarà nel 2006).
Fallito il tentativo di attacco contro i proprietari di case disabitate, negli anni successivi in soccorso degli inquilini senza locatore saranno tentate altre strade, anzitutto l’acquisto di appartamenti con denaro pubblico e poi l’apertura di nuovi cantieri per le case popolari.

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Succede il 27 di gennaio:

