Cronaca,  Luoghi perduti,  Medioevo

26.2.1471. L’uomo che deruba i lebbrosi

26 febbraio 1471 – La relazione di un ispettore inviato da Milano, dimostra le gravi colpe del rettore del lebbrosario di Parma, che viene cacciato all’istante.

Poco fuori dalla città, a San Lazzaro, dalla fine del XII secolo c’è un ospedale riservato agli ammalati di lebbra, malattia che fino al Novecento inoltrato sarà considerata inguaribile. I lebbrosi sono obbligati a restare nei lazzaretti, senza possibilità di avvicinarsi ad alcun centro abitato.

A Parma, il loro numero è salito in particolare nel 1450, quando il batterio portatore della lebbra è stato diffuso da pellegrini diretti a Roma per il giubileo.

Il lazzaretto di Parma – che oggi viene chiamato Rocca di San Lazzaro – verso il 1470 è stato affidato alla gestione di Gaspare Da Su, finché i ricoverati, con gran fatica, non sono riusciti a laciare un grido d’allarme all’estero: questo Da Su ruba e maltratta i malati!

Misericordia, misericordia, Dio! Cavane da le mane de questo lupo et can rabioso de Messer Gaspare da Su, quale ne distruze lo corpo et anima”.

In risposta a questo appello, Ludovico il Moro invia l’ispettore Lazzano da Cayrago, che verifica la fondatezza delle accuse. Il rettore non ha “rispecto alcuno alla calamità de epsi pauperi Leprosi ni al loro bisogno et alla grave loro infermitate”. Manca infatti di procurare il pane, nonostante il lazzaretto abbia grandi quantità di grano, e non distribuisce nemmeno vino, carne o sale, o legna o abiti e pure le lenzuola mancano ai ricoverati “non havendogli più compassione come se fusseno cani o vero Saraceni”.

Diversi famigliari del rettore sono venuti ad abitare a San Lazzaro e spesso si rivolgono ai malati con “parole ignominiose et obbrobriose” e li picchiano, “non usando alcuno officio di pietate verso li Infermi, ma piuttosto usando omai crudelità possibile, [Gaspare] batte li predicti Infermi, se de dicti comportamenti pravi fanno a lui querela”.

Il rettore ha perfino messo incinta una donna malata di lebbra ed è nato un bambino, “qual cosa ultra che fusse de gravissimo scandalo fu di malissimo exemplo ad essi Infermi”.

Come mai tanta cattiveria? Perché Da Su vuole arricchirsi alle spalle dei lebbrosi: destina le rendite dell’ospedale “in sui usi et de li frateli et lor mogliere et fioli contra ogni debito de ragione et contra il debito del suo offitio”. Se l’ospedale si dimostra povero, il rettore può vendere le proprietà, e intascarsi in modo fraudolento il ricavato.

Il primo ad accogliere le denunce dei malati del lazzaretto era stato il frate Rolando de Rossi, che senza aspettare l’esito delle indagini, aveva scacciato Da Su impegnandosi a dirigere lui il lazzaretto. Da Milano confermano la bontà dell’azione.

Da Su proverà ancora a tornare a gestire il lazzaretto in tarda età, verso la fine del secolo, ma senza successo.

La Rocca di San Lazzaro, un tempo lazzaretto per i lebbrosi di Parma
La Rocca di San Lazzaro, un tempo lazzaretto per i lebbrosi di Parma
La Rocca di San Lazzaro, un tempo lazzaretto per i lebbrosi di Parma
La Rocca di San Lazzaro, un tempo lazzaretto per i lebbrosi di Parma

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