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26.12.1979. Don Rodolfo pianta la pineta di Cozzano

26 dicembre 1979 – Sotto una nevicata abbondante, a Cozzano viene inaugurato un cippo in memoria di don Rodolfo Zenoni, che è stato parroco di questo villaggio dal 1898 al 1926.

Nel 1979, Cozzano è località montana. Qualcuno la chiama “perla della val Parma”, qualcun altro “mini Cortina”. C’è un impianto di risalita e la pista da sci. Mentre in estate vi si allena un campione di fama mondiale della bicicletta, Vittorio Adorni. Tutto merito di don Zenoni, l’inventore della pineta di Cozzano.

Quest’uomo energico non è solo il parroco, ma il motore di un’intera comunità. Quando arriva nel centro là a 700 metri sul livello del mare, trova una piccola società depressa. Famiglie che vivono delle rimesse di emigranti stagionali, senza speranza nel futuro.

Lui non ci sta e trova mille strade per creare un’economia sostenibile a vantaggio della gente di montagna. Organizza lezioni di agricoltura moderna con la cattedra ambulante per suggerire nuove colture adatte al luogo. Costituisce una cooperativa di muratori, che dà lavoro a decine di capifamiglia. Convince le autorità di Langhirano a investire nella costruzione di strade. Ma la sua idea più lungimirante è la pineta.

Il 15 luglio 1920, per il grande successo del suo impegno sociale, don Zenoni è nominato cavaliere. Un riconoscimento che lo convince a dare l’avvio ad un progetto coltivato già da prima della guerra, ma fino a quel momento lasciato alle sole parole: trasformare le brulle alture fra la Parma e il Baganza in un grande bosco, che potrà fornire risorse alla gente di lì per le generazioni future.

I terreni in questione da sempre servono solo al pascolo brado di qualche gregge in estate. Non sono adatti all’agricoltura: non ci crescono né grano né ortaggi. Ma potrebbero vi si potrebbero piantare alberi.

Nel febbraio 1922, il vulcanico parroco presenta al ministero dell’Agricoltura il progetto dell’alberatura dell’area del rio Vallescura. Grazie all’appoggio dell’amico deputato Giuseppe Micheli, nel giro di un mese da Roma arriva l’assenso al piano. Di acquistare gli alberi se ne occuperanno la Provincia e il Consorzio di cui anche la cooperativa di Cozzano fa parte, mentre la Forestale li metterà a dimora.

Si parla di trasformare 100 ettari di terra, ma diventeranno 150. Nel 1925 sono già collocate 40.000 piante, e altre sono aggiunte nei quattro anni seguenti. Nel giro di poco la nuova foresta copre per intero le cime dei monti Arvasina, Pozzo e Corno, da secoli aridi, tra i 600 e i 1.090 metri di quota.

Vengono piantate molte varietà di pino, per sperimentarne l’adattabilità all’Appennino, ma soprattutto pini neri austriaci, pini silvestri, abeti bianchi, larici e cipressi. Ci sono anche noci, abeti rossi e tante ghiande – una ogni quattro pini –, che si spera possano diventare querce.

L’idea di don Rodolfo è che dalla raccolta di legna e prodotti del sottobosco, e dalla manutenzione della pineta, possano derivare le risorse per i cozzanesi. La pineta darà molto di più: non poteva immaginare, il parroco, che di lì a pochi decenni sarebbe nato un fenomeno nuovo, il turismo. Cozzano, da villaggio isolato, diventa meta di vacanzieri, tanto che più in alto del borgo storico, negli anni ‘60 nascerà un centro nuovo di case per villeggianti.

Alla fine del secolo, il turismo a Cozzano perderà di volume, ma la pineta resta un dono di grande valore ambientale per il parmense. Che dovrebbe essere replicato anche in altre aree, pensando a chi verrà.

La pineta di Cozzano
La pineta di Cozzano

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Succede il 26 di dicembre:

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