
26.1.1322. Un banchetto nuziale per la pace
26 gennaio 1322 – Grande festa oggi a Parma. È un banchetto di nozze. Si sposano Andreasio Rossi, figlio del senatore di Roma Ugolino, e Vannina Sanvitale, figlia di Gianquirico. Forse non sono innamorati, ma questa unione è così importante che per arrivare a celebrarla le autorità cittadine si sono rivolte fino al papa. Andreasio e Vannina sono cugini e non potrebbero diventare marito e moglie. Ma le nozze servono per mantenere Parma in pace. Così il pontefice Giovanni XXII ha concesso una deroga e i due giovani possono scambiarsi gli anelli.
Al mattino, dalla casa di Gianquirico, vicino alla chiesa di San Michele del Canale (oggi Santa Lucia), è partito il corteo di Vannina accompagnata da tutte le nobildonne della città. Andreasio la aspetta di fronte alla chiesa di San Tiburzio, che nel 1322 dà sull’attuale via Cavestro.
Al pomeriggio inizia la festa. Un banchetto con 1.600 invitati. Lo ospita il vescovo Ugolino Rossi, parente dello sposo: poiché non c’è altro luogo abbastanza ampio da tenere tutti a tavola, ha messo a disposizione le sale del vescovado. Secondo alcuni le tavole sono apparecchiare anche all’interno del Duomo e perfino del battistero. I festeggiamento durano otto giorni!
Perché è tanto importante questo matrimonio? L’unione dei due sposi sancisce l’alleanza fra le due famiglie che comandano in città, i Rossi e i Sanvitale, ghibellini i primi e guelfi i secondi. Insieme hanno scacciato Giberto da Correggio che ha governato fino al 25 luglio, ma da allora i rapporti sono rimasti sempre tesi. Gli infiniti brindisi di questo banchetto nuziale servono a spazzare via reciproci sospetti e ostilità.
Non illudiamoci, però. L’alleanza sponsale dura poco. Le ambizioni delle due famiglie sono più forti del desiderio di pace. Questo matrimonio è un tentativo che fallisce presto, ed è da credere più per colpa del marito che della moglie.
Il 19 settembre, gli uomini dei Rossi assaltano tutte le proprietà dei Sanvitale, sia in città che nei paesi. Attorno alla chiesa di San Michele del Canale rimangono uccisi quasi tutti gli uomini di Gianquirico, che sono quattrocento. Anche Andreasio partecipa alla lotta, razziando le proprietà dei Sanvitale a Sala e a Maiatico e poi impadronendosi delle case del suocero. Di Vannina, invece, non si sente più parlare.


