Epoca Moderna,  Scienza & Tecnica

25.8.1759. L’aria condizionata di Ennemond Alexandre Petitot

25 agosto 1759 – Fa così caldo, che ancor prima di aver imparato a usare l’elettricità, prima dei fluidi refrigeranti, prima dei termostati e dei telecomandi, già c’è qualcuno che vorrebbe installare un condizionatore d’aria.

Stefano Droghi e Pietro Ballarini, della Congregazione dei cavamenti, due mezzi inventori, che hanno lavorato alla meridiana della piazza e a progetti di varie fontane, scrivono al ministro Du Tillot proponendo la costruzione di una “macchina per mutar l’aria d’un luogo chiamato Ventilatore”.

Non è una loro idea originale. Vorrebbero importare a Parma sistemi già brevettati e sperimentati in Inghilterra. Ma a Du Tillot non interessa e la macchina non si fa.

Ci riprova l’architetto Petitot nel 1764. Sempre di agosto, il 22, pure lui scrive a Du Tillot parlando di una “pompe rafraichissante”: un congegno, stavolta di sua invenzione, capace di scambiare il calore delle stanze di qualche palazzo con l’aria più fresca presa da cantine o altri luoghi asciutti non sotterranei.

La risposta di Du Tillot è sempre la stessa: non interessa. Qualcuno teme che portare ai piani alti l’umidità dei sotterranei faccia male alla salute. Ma lo si userebbe solo due o tre ore al giorno! Risponde l’architetto. E comunque neppure tutto questo sudore estivo non fa bene alla salute… Il ministro non si smuove.

Petitot non si arrende. Spedisce il suo progetto all’Accademia di Architettura di Parigi e si riserva di sperimentarla in casa propria, non appena avesse avuto occasione di fare lavori. Ma pare non l’abbia mai fatto davvero.

Ennemond Alexandre Petitot "mascherato alla greca", autoritratto inciso da Benigno Bossi, 1771, acquaforte del Museo Glauco Lombardi
Ennemond Alexandre Petitot “mascherato alla greca”, autoritratto inciso da Benigno Bossi, 1771, acquaforte del Museo Glauco Lombardi

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