25.6.1153. L’ultima battaglia prima dei tedeschi
25 giugno 1153 – Parma vince l’ultima battaglia contro Piacenza prima che gli imperatori tedeschi si decidano ad intervenire per far cessare un lungo periodo di violenta anarchia, che ha fatto del Nord Italia un grande campo di battaglia.
In una località detta Casaluncolo (Casale di Mezzani?), si scontrano gli eserciti montati e a piedi delle due città. I parmigiani uccidono molti cavalieri piacentini e i loro alleati cremonesi e tanti altri sono fatti prigionieri. L’entusiasmo per la vittoria è tale che l’esercito avanza di slancio fino a Guastalla, conquistandone la torre.
Oggi è impensabile che fra due città che distano 40 chilometri possa esservi guerra. Invece nella prima metà del XII secolo, in Pianura padana è un continuo attaccare e saccheggiare di un centro contro quello vicino. I poteri maggiori – i Canossa per quanto riguarda l’Emilia – si sono indeboliti, lasciando campo libero alle bande dei feudatari che desiderano ampliare i propri poteri. Coinvolgendo anche le città, pure queste si dotano di forze armate, prima per difendersi, poi per aggredire. E i nascenti Comuni diventano ben presto i protagonisti principali di queste guerre di vicinato.
Parma fa guerra anche contro Reggio – per rivalità calcistiche e gastronomiche, pure ad alcuni parmigiani del XXI secolo questo suona quasi come un “nemico” –, ma nove secoli fa la più fiera avversaria di Parma è Piacenza, con la quale si contende Borgo San Donnino (Fidenza).
A metter fine a questo stato di cose saranno Federico Barbarossa e poi suo figlio Federico II, imperatori che cercano di riprendere il controllo sull’Italia settentrionale, un’operazione che di fatto mira anche a far cessare le ostilità fra singole città. Il Barbarossa varca le Alpi una prima volta nel 1154. La pace verrà non per la vittoria dell’impero, ma perché, in reazione ad esso, i Comuni italici mettono da parte il patriottismo da campanile e le rivendicazioni locali e si uniscono in leghe capaci di opporsi all’imperatore. Salvo poi, dopo Federico II, ridividersi e riprendere le vecchie scorrerie quasi come prima.