
25.4.1911. Lo sciopero delle bambine
25 aprile 1911 – Bambini in sciopero in tutta Parma! Garzoni e sartine si rifiutano di lavorare se non sarà loro alzata la paga. Anche se molti non li prendono sul serio.
I Deliveroo, i Glovo del settore moda, in questo principio di XX secolo sono le bambine, che corrono tutto il giorno per la città dai negozi alle case dei clienti consegnando borse e scatole eleganti. I maschietti, invece stanno a bottega. Ma non oggi, 25 aprile 1911, perché prime le sartine e poi gli inservienti di barbieri e sarti hanno deciso di protestare.
Il primo sciopero minorile di cui si ha memoria in Europa è quello delle “piscinine” (piccine) a Milano nel giugno 1902, quando un corteo di bimbe e ragazze fra i 6 e i 14 anni aveva sfilato reclamando diritti.
A Parma, il primo sciopero delle bambine è il 17 maggio 1909, anche allora con protagoniste le sartine. In quell’occasione, però, le madri di molte di loro si erano messe di traverso e 24 ore dopo la protesta, la cinquantina di aderenti aveva desistito.
Molto meglio riuscito è questo sciopero del 1911, che vede protestare femmine e maschi fianco a fianco con l’appoggio della Camera del lavoro.
Nel 1911, la legge prevede che per lavorare si debbano avere almeno 12 anni, ma in realtà in boutique e laboratori ci sono anche bambini di 10, 8, 6 anni, registrati come apprendisti, e in quanto tali privi di diritti e compensi chiari. Sono questi a protestare: pretendono di essere compensati con non meno di una lira a settimana invece dei 50 cent che quasi tutti pagano (nel 1909 erano una lira e mezza al mese).
Le prime a incrociare le braccia sono le bambine, la mattina del 24. Entrano in tutte le vetrine per convincere le colleghe coetanee ad unirsi alla lotta, azione che raccoglie lo scherno e a volte le violenze dei negozianti, fra urla, strattoni, secchiate d’acqua sporca dalle finestre e pure un cane liberato dalla catena in piazzale Santafiora perché le insegua. Ma non si fanno spaventare, anzi. Il 25 anche i maschi si uniscono alla lotta, subito i garzoni dei barbieri, nel corso della giornata anche quelli dei sarti.
Sfilano per il centro storico, lungo via Farini, fino in piazza Garibaldi, cantando. Alcuni li incitano, anche a spaccare qualche vetro, ma interviene la polizia che arresta questi provocatori. Altri alzano le mani contro i bambini in sciopero, presi a schiaffi e a scapaccioni quando provano a chiamare altri nel corteo, aggrediti con le scope dalle loro “padrone”, e stavolta la polizia fa finta di nulla.
Il sindacato delle modiste, divenuto forte nel 1907 con lo sciopero delle bustaie, appoggia le richieste dei bambini, chiedendo che la loro paga sia portata a 4 lire al mese. Non è dato sapere in quanti abbiano ascoltato.
La protesta prosegue per tre giorni, poi un po’ alla volta, spinti anche dai genitori che hanno bisogno delle mance raccolte dai figli al lavoro, i bambini tornano in bottega. Ma l’episodio non passa inosservato: pure la Domenica del Corriere dedica una figura a tutta pagina alla manifestazione di Parma.
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Succede il 25 di aprile:

