
25.2.1960. L’Unesco per la gloria di Verdi
25 febbraio 1960 – L’Unesco concede il proprio patrocinio all’Istituto di Studi Verdiani, fondato l’anno prima. È un riconoscimento anzitutto al valore assoluto della figura di Verdi e della sua musica, che devono essere preservate dal rischio di usura nel tempo.
Nel 1959, in vista del sessantesimo della morte del Cigno, trapassato il 27 gennaio 1901, alcuni uomini di cultura di Parma e di Busseto si mettono insieme per trovare un modo di celebrare degnamente l’anniversario. Parlandosi, capiscono che ricordare Verdi nel 1961 non è sufficiente: occorre qualcosa di duraturo, di continuo, che ne valorizzi la figura sempre. Ovvero, serve l’Istituto di Studi.
La prima iniziativa di questa realtà in formazione è la stampa del primo numero di un bollettino, che esce in tre lingue in questo stesso 1960. Proprio la preparazione di questa pubblicazione permette di coinvolgere varie personalità, fra le quali il musicologo modenese Mario Medici (che ne diventa direttore), Ildebrando Pizzetti (presidente) e il compositore Mario Labroca, in quel momento presidente del Consiglio della Musica all’Unesco.
È Labroca a perorare un’espressione formale dell’Unesco in favore dell’Istituto, che appena nato già si ritrova inserito fra gli enti più prestigiosi del panorama musicale.
Anche e soprattutto grazie a quel patrocinio, nel 1963 lo Stato italiano riconosce personalità giuridica all’Istituto di Studi verdiani, posto sotto la vigilanza del ministero della Pubblica istruzione. Recita la relativa legge, emanata il 26 febbraio 1963:
“L’Istituto ha lo scopo di promuovere ricerche e studi sull’opera di Giuseppe Verdi e diffondere la conoscenza. L’Ente svolge in Parma attività intesa ad onorare e ad illustrare la vita e l’opera di Giuseppe Verdi”.
Sessantacinque anni dopo il patricinio dell’Unesco, l’Istituto di studi verdiani continua ad operare con vantaggio della figura di Verdi, del mondo della musica e della città che lo ospita.

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Succede il 25 di febbraio:

