25.10.1574. Come curarsi con acqua e fango dei barboj
25 ottobre 1574 – A 34 anni di età, Girolamo Zunti viene aggregato al Collegio dei Medici di Parma. È un grande sostenitore del termalismo. Nel Rinascimento, le terme ritrovano quell’attenzione perduta con la caduta dell’impero romano, grazie soprattutto agli scritti di Paracelso e di Gabriele Falloppio. Non sono più un’attività igienico ricreativa come nell’antichità, ma una pratica medica per prevenire e curare malattie.
A Parma, nel Cinquecento, le terme non sono quelle che in futuro godranno di maggior lustro, come Salsomaggiore o di Monticelli, ma quelle di Lesignano e in particolare i “barboj”, quelle grandi pozze sulfuree di origine vulcanica che da secoli ribollono (da qui qui il nome) sulle colline di Rivalta e che mezzo millennio fa dovevano manifestarsi anche in altre località della zona.
Zunti, assieme a Gaspare Pallavicino – che di mestiere fa il distillatore di corte – analizza le acque dei barboj di Lesignano e poi ne interpreta le caratteristiche alla luce di ciò che insegnava la medicina greca e romana. I risultati dei suoi studi, durati una vita, sono condensati in un trattato terminato il 1° aprile 1615: De balneo thermali, Lixignano vocato, necnon de luto barboliorum medicato (Del bagno termale chiamato Lesignano e del fango medicamentoso dei barboj).
Dedicato a Ranuccio Farnese, il libro esorta il duca ad intervenire per ripristinare più antiche strutture di godimento dell’acqua di Lesignano, riconosciuta ricca di sali, zolfo e allume (un doppio sale con proprietà astringenti): la triade “salis, aluminis, & sulphuris”, che pare quasi un contraltare al “sale, zolfo e mercurio” che era lo spirito della conoscenza di Paracelso. Falloppio partecipa direttamente al lavoro di Zunti, con un articolo inedito aggiunto in fondo al volume.
Attraverso numerosi riferimenti ad autori antichi come Dioscoride, Plinio, l’arabo Mesue e soprattutto Galeno, il medico Girolamo Zunti insegna a curare un gran numero di malattie diverse con l’acqua dei barboj: si può usare per rinforzare i nervi, per favorire la digestione, per curare gli arti, per trattare il “rene caldo” o il “fegato caldo” o l’“intestino freddo”.
Come può la stessa acqua risolvere problemi tanto diversi? Sta tutto nel modo in cui si usa l’acqua, che va dosata con attenzione e presa calda o fredda, che può essere fatta bere dopo purificazione, somministrata distillata, usata per bagni, mescolata ad altre sostanze medicinali, introdotta con clisteri, colata a gocce, fatta respirare in vapore prodotto con stufe. Il principio di fondo, ripreso dalla medicina greca, è contrastare gli squilibri di umori nel corpo con un liquido di segno opposto.
Secondo Zunti, “le virtù della nostra acqua di Lesignano sono note fin dall’antichità”. Lo può affermare perché, come racconta, pulendo un pozzo termale è stata ritrovata una moneta dell’imperatore Costanzo. E continuerà ad esserlo ancora a lungo: l’acqua melmosa e salata dei barboj è stata utilizzate a scopo curativo fino al XIX secolo.