24.9.1405. La città nella Piccola era glaciale

Facebook Twitter Pinterest 24 settembre 1405 – L’estate è appena finita, l’inverno lontano da venire, eppure questo è uno dei giorni più freddi che le cronache ricordino. “Un grandissimo ghiaccio” ha improvvisamente colpito la città e le terre del vescovo, cioè la Bassa dalla parte dell’Enza. È la testimonianza che anche a Parma è ben avvertita la Piccola era glaciale, una fase climatica iniziata nel Trecento e proseguita fino a metà Ottocento, con sensibili abbassamenti delle temperature medie in tutte le stagioni, che ha riguardato l’intera Europa e forse tutto il mondo. Càpita di incontrare nelle cronache medievali riferimenti ad eventi meteorologici eccezionali, la cui reale portata è difficile da comprendere, perché il racconto è sempre determinato dalla percezione soggettiva del cronista. Per fra Salimbene, ad esempio, è il 1234 l’anno dal freddo fuori ordinanza, durato così a lungo da uccidere la gran parte delle viti e degli alberi da frutta. Ma nel periodo di inizio della Piccola era glaciale le segnalazioni di episodi climatici estremi legati al freddo si fa così frequente da non lasciar dubbi sul fatto che molto stava cambiando. L’evento del 1405 era stato annunciato da una serie di altri rigori da record. Nel 1352 il fiume Po rimane congelato per tre mesi; Castore da Grate, allora notaio a Parma, annota che “non fu così gran freddo da cent’anni indietro”. Il 17 gennaio 1358 o 1359 cadono circa due metri di neve. Nel 1387, poi, quasi ogni giorno d’estate in pianura Padana precipita la grandine, accompagnata da temperature assai basse. Il 1° gennaio 1404, ogni famiglia ebbe l’obbligo di impegnarsi nello spezzare il ghiaccio nei canali che stavano all’interno di Parma, spesso circa un braccio (oltre 40 centimetri). Nel 1441 il Po è ancora gelato, così saldamente da poterlo attraversare agevolmente con cavalli e carri. A tutto questo corrispondono inevitabili danni nelle campagne, con carenza di cibo per uomini e animali. Questa fase di grande freddo durerà a lungo, anche se generazione dopo generazione i parmigiani ci si abituano e le annotazioni sugli eventi climatici vanno diminuendo. Qualche sorpresa è però sempre possibile, come quella del 1511, quando in città si vedono blocchi di ghiaccio trascinati dalla corrente del torrente Parma transitare sotto i ponti. Oggi, nell’epoca del surriscaldamento globale, ghiaccio in città a fine settembre è difficile anche solo immaginarlo. È assai improbabile che si possa rivedere ancora scene come queste. Tuttavia, dal punto di vista climatico viviamo un tempo non troppo dissimile da questo inizio ‘400, con le temperature che cambiano le stagioni: allora andavano giù, oggi purtroppo salgono in misura perniciosa; allora i motivi superavano la capacità di comprensione della gente, oggi sappiamo che è colpa nostra.