Cronaca,  Età contemporanea

24.4.1945. A Casaltone l’ultimo eccidio nazista

24 aprile 1945 – L’ultimo giorno prima della liberazione, l’ultima strage nazista nel parmense. È l’eccidio di Casaltone, frazione di Sorbolo, sulle rive dell’Enza, gruppetto di case nelle campagne divenuto improvvisamente essenziale perché proprio qui i tedeschi hanno costruito un ponte di legno, che serve alla loro fuga, ma che potrebbe tornare utile anche agli Alleati in marcia da Bologna.

Per il controllo di quella passerella sul fiume, gruppi partigiani nei giorni precedenti hanno tentato azioni contro i soldati di guardia. Il comando germanico, allora, ordina una spedizione punitiva. A Casaltone, centro di 437 abitanti secondo il conto fatto nel ’36, arriva una colonna di soldati in bicicletta, in gran parte SS, con i mitra a tracolla e bombe a mano alla cintura.

Sentendoli arrivare, gli uomini del paese imbracciano i pochi fucili posseduti e dall’alto del campanile Gustavo Pesci per primo gli spara contro. Dimostrazione inutile: i nazisti sono organizzati ed allenati ad azioni come quella che stanno per compiere.

Raggiunte le case, ignorando i pochi proiettili di difesa dei residenti, non esitano un istante a sfondare le porte per rubare, uccidere e incendiare. I primi uomini che si trovano davanti, sono immediatamente freddati a raffiche. Sparano anche su una donna con in braccio un bambino di 4 mesi; lei si salva, il figlioletto no; si chiamava Giorgio Salvatori. Quel Pesci sul campanile lo stanano, lui prova a fuggire verso i campi, ma viene ammazzato con un colpo alla schiena. Muoiono anche altre tre persone che vivono con lui. I soldati di Hitler ammazzano vecchi e giovani: fra le vittime ci sono due ragazzi di 15 e 16 anni – Ermete Pesci e Rnzo Confortini – ed una ragazza di 16, Luigia Dall’Asta. In pochi minuti trucidano 21 persone e altrettante restano ferite, anche gravemente.

Tutti gli altri, in maggioranza donne, sono radunati di fronte alla chiesa, con la minaccia di fucilare tutti. Arriva il parroco, don Giovanni Morini, che prova a trattare con chi comanda questi assassini. Guadagna tempo, ed è guadagno fondamentale. Prima delle pallottole, qualcuno è riuscito a scappare da Casaltone, per dare l’allarme. Ora verso il paese stanno arrivando anche formazioni partigiane e forse gli americani, dicono i tedeschi. Allora è meglio smettere di uccidere e prendere tutti come ostaggi, anzi, come scudi umani.

Veloci come sono arrivati, gli uomini delle SS organizzano la fuga, verso nord. Incendiano tutte le case e ripartono. Si portano dietro tutti: dovessero arrivare i loro nemici, li ricatteranno paventando la morte dei prigionieri, delle inermi persone di Casaltone. Di nuovo don Morini vorrebbe intervenire, offrendosi di andare lui al posto dei parrocchiani. Ma i tedeschi non lo ascoltano più; sono già in movimento con un’idea sola in testa: fuggire verso la Germania.

Alla fine, ad ostacolare la ritirata non arriva nessuno e ai tedeschi, già poche ore dopo aver lasciato Casaltone, conviene lasciar andare tutti gli ostaggi, che rallentano la marcia.

Dal giorno dopo, nel parmense di tedeschi non ce ne saranno più. Scappano lasciandosi dietro mezzi semidistrutti, armi, divise e morti.

Gli autori dell’eccidio di Casaltone non saranno mai identificati.

Monumento ai caduti di Casaltone, con la lapide che ricorda l'eccidio del 24 aprile 1945
Monumento ai caduti di Casaltone, con la lapide che ricorda l’eccidio del 24 aprile 1945
La lapide con i nomi e i volti delle vittime dell'eccidio del 24 aprile 1945 sul monumento ai caduti di Casaltone
La lapide con i nomi e i volti delle vittime dell’eccidio del 24 aprile 1945 sul monumento ai caduti di Casaltone

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Succede il 24 di aprile:

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