24.4.1536. Il Monte di Pietà di Bernardino da Feltre
24 aprile 1536 – Nella tipografia di Antonio Viotti vengono stampati per la prima volta gli statuti del Monte di Pietà di Parma.
Il Monte era stato fondato il 27 gennaio 1488 dopo la predicazione a Parma del frate francescano Bernardino da Feltre, nell’ottobre 1485 e di nuovo all’inizio del 1487, che fin dagli anni ’60 del secolo girava le città parlando male degli ebrei e dei loro banchi di prestito e suggerendo di creare istituti finanziari alternativi. Il modello per tutti era il Monte di Perugia, attivo dal 1462, ma anche quelli di Bologna e di Ravenna.
Il Monte di Parma fu favorito dal duca di Milano Gian Galeazzo Maria Sforza, che allora governava anche su Parma. Da qui, questa banca operò non solo per la città, ma per diversi altri centri sottoposti allo Sforza, dove nacquero filiali poi rese autonome: a Piacenza, Pavia, Cremona e nella stessa Milano.
Gli statuti originali del 1488 sono persi. C’è da credere che quelli del 1536 siano una versione di sintesi al termine di un lungo dibattito sui nuovi enti finanziari. I minori francescani li ritenevano una cosa buona, perché permettevano di avere prestiti ad interessi bassi e toglievano ad ebrei ed usurai il monopolio sulla finanza. I domenicani e gli agostiniani, al contrario, accusarono subito il Monte di praticare a sua volta l’usura, come era nella concezione generale elaborata nei secoli predenti. Alla fine, prevale la visione dei francescani e in Italia e poi nel resto d’Europa per l’economia inizia un’era nuova.
L’idea di Bernardino è che l’interesse chiesto per pagare le spese di gestione non sia usura, ma un giusto inevitabile compenso. È ciò che si è affermato per tutti i 500 anni successivi. E pure che prestare sia meglio che donare, perché oltre a beneficiare il singolo, il prestito più del dono porta miglioramenti alla società nel suo insieme. È la prima sperimentazione di microcredito, in una visione quasi liberal capitalista, che tante persone condividono anche oggi.
Altre idee di Bernardino, invece, pagano la miopia ed il pregiudizio del suo tempo. Gli statuti del Monte di Parma chiariscono subito che lo scopo dell’istituzione è “adsublevationem pauperem et ad extirpationem hebreorum insatiabilem usurarum voraginem”, cioè offrire un sostegno ai poveri ed “estirpare l’insaziabile voragine dell’usura degli ebrei”. Poveri ebrei: meno male che c’erano loro a garantire prestiti in epoche in cui i cristiani si rifiutavano di farli; ma Bernardino la vede a modo suo.
Il Monte di Parma che ha la prima sede in un’abitazione vicino alla chiesa di San Tiburzio, presta su pegno e non può concedere somme superiori al doppio del valore dei beni offerti in garanzia. I prestiti sono riservati a spese di necessità personali e sono vietati mutui destinati a sostenere attività commerciali o per acquisti di beni ritenuti superflui.
Lo statuto assegna la conduzione del Monte ad un collegio di 13 persone: quattro ecclesiastici nominati vita (il vescovo e un rappresentante di francescani, agostiniani e benedettini) e nove laici eletti annualmente (tre giureconsulti, tre mercanti, tre “piazzesi”, cioè esponenti di famiglie rappresentate nel consiglio cittadino).
Il Monte di Parma ha attraversato i secoli ed è stato modello per altre dieci istituzioni analoghe in paesi del ducato di Parma. Nel 1913 diventa una banca commerciale, che nel 2010 è assorbita nel gruppo Intesa Sanpaolo.