24.11.1973. La stagione dei preti operai
24 novembre 1973 – Si riuniscono a Reggio Emilia i preti operai italiani, un convegno che sceglie Parma quale città di rappresentanza per il movimento. Come sede della segreteria dei preti operai italiani viene scelta un’anonima strada di periferia, via Gallenga. I primi segretari nazionali sono i parmigiani Angelo Piazza, diacono, operaio alla Salvarani, poi alla Barilla e alla Tanara, sindacalista Cisl, e don Bruno Gandolfi, prete, metalmeccanico dal 1970 e insegnante in una scuola serale. Più avanti, sarà segretario anche Antonio “Tony” Melloni, gesuita, dipendente alle Officine Meccaniche Manzini nel quartiere Pasubio.
In questo 1973, oltre al diacono Piazza, i preti operai parmensi sono otto, dei quali tre gesuiti, che vivono comunitariamente. In Emilia è il gruppo più numeroso. Negli anni seguenti se ne aggiungeranno almeno altri tre.
Come spiegherà uno di loro, don Augusto Fontana, in una lettera al vescovo Benito Cocchi nel luglio 1982, i preti operai si sentono missionari in patria, non “in termini di crociata conquistatoria, ma di umile testimonianza, di silenziosa penitenza per gli errori storici della mia Chiesa e di lunga pedagogia all’ascolto per ridiventare uomo e cristiano”; “non è solo la classe operaia che va portata in Chiesa, ma anche la Chiesa va portata in classe operaia”, per ricucire una frattura ereditata dai decenni precedenti.
I primi preti operai sono in Francia negli anni ‘40 per portare il Vangelo fra quei lavoratori che pensano il cristianesimo come strumento di oppressione clericale. In Italia è a Firenze che nel 1950 un primo prete si fa assumere in fabbrica. Gli anni ‘70 sono il periodo di maggior diffusione del fenomeno, che nel Terzo millennio pare proprio di un’epoca finita. Col passare del tempo, infatti, il numero dei preti operai cala fin quasi ad azzerarsi.
Oggi, fra crisi delle vocazioni, superamento della visione classista della società, nuovi modi di comunicare, a Parma di preti alla catena di montaggio non ce ne sono più.