23.5.1909. Il secondo grandioso funerale di Villa
23 maggio 1909 – Un’enorme folla si riversa nelle strade del centro di Parma in questo tardo pomeriggio. Segue un lungo lungo corteo di carrozze, che accompagnano una bara. È il funerale del vescovo Domenico Maria Villa; il suo secondo funerale, per l’esattezza. Il primo era stato celebrato subito dopo la morte, nel 1882. Quest’altro, invece, è per la traslazione della salma dal cimitero alla cattedrale, come deciso dal suo successore Guido Maria Conforti. Entrambi sono imponenti cerimonie.
A inizio Novecento, i funerali delle persone note sono spesso imponenti. La morte viene esibita con tale solennità e partecipata da così tante persone, come non si vedrà più nei decenni successivi. La Grande Guerra cambierà completamente il rapporto con la morte, ma per ora, nel 1909, la morte è ancora l’evento pubblico per eccellenza. È il momento in cui esprimere l’apprezzamento per l’individuo che se ne è andato all’aldilà. Il momento in cui riunire gente di ogni classe, perché la morte livella tutto; certo, senza rinunciare ad esibire ciascuno i simboli del proprio rango.
Domenico Villa era arrivato a Parma il 16 maggio 1872, all’età di 53 anni. Appena nominato vescovo, si è aggiunto il nome di Maria. Conservatore, tradizionalista, fedele papista: è un buon figlio del Vaticano I, uno spirito reazionario. Ma è anche molto attento ai bisogni materiali delle persone, quindi davvero attivo nella carità e nell’educazione (si deve a lui se a Parma ancor oggi sono presenti gli Stimmatini e i Salesiani). E riesce a farsi amico il clero parmigiano, cosa che non sempre riesce ai vescovi di qui. Così, la sua morte – giunta il 22 luglio 1882 – dispiace un po’ a tutti e perfino i mazziniani porgono le condoglianze.
Uno così, due funerali se li merita. Le prime esequie sono state solenni; la celebrazione della traslazione è imponente.
Le decine e decine di carrozze dei partecipanti si sono date appuntamento di fronte alla chiesa di Ognissanti in via Bixio. Da qui procedono fino alla Villetta per poi tornare con solenne lentezza fino in duomo.
Al cimitero, la massiccia cassa che protegge la salma di Villa è stata sollevata dai seminaristi, che la poggiano su un carro tirato da quattro cavalli bianchi. È un carro antico, che ha servito in molti funerali solenni, ma che non si utilizzava più da parecchi anni, rimesso a nuovo per l’occasione.
Dalla Villetta, il corteo parte alle 18. Lo apre una pattuglia dei vigili urbani in alta uniforme. Dieci metri dopo segue una grande croce portata a mano. Poi c’è la carrozza del del vescovo Guido Maria Conforti, accompagnato dai pari di Piacenza, di Pontremoli e di Bassano (dove nacque Villa). Vengono poi rappresentanze di confraternite e corporazioni, oltre 30, con i rispettivi stendardi e gli abiti che ancora nel 1909 distinguono il clero. E dietro le altre carrozze, numerosissime, a coprire senza soluzione di continuità centinaia di metri di strada. Come di diceva, i funerali sono così all’inizio del XX secolo: riempiono letteralmente la città. Il feretro di Villa, sul suo carro monumentale, chiude il tutto; i dottori del Collegio teologico, a piedi, lo affiancano per tutto il percorso reggendo cordoni.
Il corteo si muove in una via Bixio talmente gremita di popolo che le carrozze faticano a passare. A sorvegliare l’evento ci sono sia i carabinieri che guardie di città in borghese. L’Oltretorrente è notoriamente casa di accesi anticlericali e chissà che cosa potrebbe accadere… Ma non succede nulla, il caritatevole Villa lo rispettano tutti. L’unica cosa che disturba il solenne rito è il vento, che solleva polvere.
Il corteo procede lentissimo, al ritmo della musica suonata da più bande musicali. Le vie percorse sono listate a lutto, con drappi scuri alla gran parte delle finestre. Per coprire i due chilometri e mezzo dalla Villetta alla cattedrale occorre più di un’ora.
Finalmente la salma giunge a destinazione. C’è gran calca in piazza Duomo, perché tutti vorrebbero entrare nella chiesa; le forze dell’ordine faticano non poco a contenere la spinta della folla. Una volta portato dentro il feretro, i carabinieri chiudono il portone del tempio, ma l’onorevole Giuseppe Micheli ordina d’imperio di riaprirlo subito: tutti devono poter partecipare, anche solo sbirciando da fuori.
Nel mezzo della navata centrale sta un catafalco eretto appositamente per questa cerimonia. Il coro canta in gregoriano. Conforti dal pulpito esalta il suo predecessore. Poi scende la sera, si fa buio, e la gente se ne va. Villa sarà tumulato nella cappella dedicata alle sepolture dei vescovi di Parma il pomeriggio successivo, in forma privata.
Un addio così, oggi se lo sognano anche le star.