23.12.1951. I testi parmigiani di Giovanni Papini
23 dicembre 1951 – Giovanni Papini pubblica a Parma il suo “Caldo di sole”, brano scritto per l’introduzione del libro di un amico poeta, Francesco Messina.
Intellettuale poliedrico, lo scrittore Papini nel 1951 appartiene all’Olimpo della letteratura nazionale, anche se di lì a poco, dopo la morte nel 1956, precipiterà rapidamente nell’oblio.
Autore davvero prolifico, Papini pubblica ovunque. E le testate da 40 anni ospitano volentieri i suoi testi.
A Parma, il suo primo articolo esce il 6 luglio 1929 sul settimanale diocesano Vita Nuova. Papini nasce anticlericale, ma a 40 anni scopre la fede e non abbandonerà mai il cristianesimo. Proprio il suo cattolicesimo radicale e intransigente (che arriva a sconfinare nell’antisemitismo) sarà la causa dell’emarginazione postuma.
Su Vita Nuova, nel 1926 pubblica niente meno che una recensione alla Bibbia!
“Fuggi l’uomo da un solo libro”, dice, a meno che non sia la Bibbia, “archetipo e modello di tutte le storie umane. Chi ha letto la Bibbia ha letto il mondo; chi ha compreso la Bibbia sa quello che gli angeli rammentano. Chi non ha letto questo libro è ignorante anche se avesse letto tutti gli altri”.
E difende il divieto della Chiesa di tradurla in lingue volgari, perché per comprenderla occorre conoscere la tradizione apostolica e patristica.
Papini firma un secondo pezzo su Vita Nuova del 18 settembre 1948, dedicato stavolta ai soli Vangeli. E qui racconta proprio la sua conversione, seguita alla scoperta che il nichilismo di Nietzsche “era falso”, mentre lo stesso Nietzsche “nonostante le apparenze era un’anima naturalmente e profondamente cristiana”.
Il corsivo della Gazzetta di Parma di questo 23 dicembre 1951 – ultimo di Papini a Parma – è di carattere ben diverso, limitandosi a presentare il percorso umano dell’amico Messina.
Parma contribuirà a salvare l’opera di Papini: nel 1975, il secondo volume de La biblioteca di Babele edito da Franco Maria Ricci sarà dedicato proprio a lui, anche se il curatore, Jorge Luis Borges, sceglie solo racconti giovanili, precedenti alla conversione.
Nel parmense Giovanni Papini, oltre che nelle biblioteche (più nei depositi che a scaffale), fino al 2009 era ricordato nel nome della scuola media di San Polo di Torrile, poi però mutato in Falcone e Borsellino, precoce espressione di cancel culture.