
23.1.1773. Un palazzo per il marchese del Grillo
23 gennaio 1773 – L’abate Giovanni Isidoro Furlani viene nominato architetto ducale da Ferdinando di Borbone. Parma è una città con pochi palazzi: alcuni di questi pochi li si deve a lui.
Furlani è allievo di Alexandre Ennemond Petitot, ma si libera presto dell’influenza del maestro per seguire una sua visione alternativa. L’architetto francese porta in Emilia lo stile nuovo nato in Francia nel Settecento, scenografico, attento al contesto urbanistico, simbolico. Invece Furlani guarda al passato, alla tradizione italiana che si rifà ai canoni dell’architettura romana antica, senza perdere gli effetti prospettici del Rinascimento: un marcato neoclassicismo, sobrio e imponente.
Nel 1773, Furlani ha 33 anni, che all’epoca sono già una bella età. Precoce nel dimostrare il suo talento, ad 11 anni è andato a Bologna a perfezionare le tecniche di disegno con una borsa di studio pagata dallo Stato. Proprio Petitot gliela aveva fatta avere. Farà carriera sia a corte che alla Reale Accademia di belle arti, come professore e segretario.
La sua prima opera è il Palazzetto della Dogana, oggi strada della Repubblica 51, che completa nel 1768 per conto del Ducato. Sull’esterno del primo piano ecco il marchio di fabbrica di Furlani: l’alternanza di frontoni a timpano e circolari sulle finestre.
Nel 1770, Scipione Grillo duca di Monterotondo e dell’Anguillara, gli commissiona una propria nuova abitazione (comprensiva di un appartamento appartato per l’amante). È il capolavoro del nostro architetto: Palazzo Grillo, eretto sull’area della vecchia Dogana e di alcune case appositamente demolite, è aperto nel 1772. Oggi l’edificio, in strada della Repubblica 57, è noto come Palazzo Marchi, da Antonio Marchi che lo acquisterà nel 1859. Perfettamente conservato, oltre alla facciata immediatamente riconoscibile per il bugnato leggero e le due colonne accanto al portone, si distingue per il bel cortile colonnato e la grande doppia scala che porta al piano nobile.
Il committente conte del Grillo appartiene alla casata romana resa celebre da un film di Mario Monicelli con Alberto Sordi del 1981. La costruzione del grande palazzo a Parma è resa possibile dalla morte dello zio del conte, un nobile genovese, e di una lunga causa giuridica portata fin dinanzi al papa per la divisione del lascito fra i nipoti maschi e le nipoti femmine, con verdetto finale favorevole ai primi, un’eredità abbastanza ricca da fornire al conte il denaro per il palazzo.
Scipione Grillo si è trasferito a Parma da Genova invitato dal ministro Du Tillot, che vuole qualcuno capace di orientare gli aristocratici di qui alle idee di moda oltre le Alpi. Proprio come nel film di Sordi, il conte del Grillo guarda col massimo favore al rinnovamento che viene da Parigi. Frequenta la corte da diversi anni, ma è solo la costruzione del palazzo che indica la decisione di un definitivo trasferimento a Parma. Decisione per altro presto ribaltata: il governo Du Tillot cade proprio quando si apre il cantiere e il Ducato torna a politiche assai più tradizionali. Non c’è motivo per restare a lungo. Nel luglio 1780, quando passa a miglior vita, il Grillo non è già più a Parma e il palazzo è ceduto al conte Francesco Galantino.
Ma non è solo il conte del Grillo ad uscire di scena. Anche il nostro architetto Giovanni Isidoro Furlani sembra scomparso. Terminati i due lavori in strada della Repubblica (allora maestra di San Michele) di lui non si trova più traccia. Non si sa perché, ma il suo nome non risulta più né su progetti di nuove costruzioni né fra gli incarichi di corte. Morirà di peste nel 1792.


