22.9.1177. La piena da cui nasce la Ghiaia
Facebook Twitter Pinterest 22 settembre 1177 (o 1180) – Una inondazione mai vista sommerge l’intera pianura Padana. Parma non è risparmiata. Traboccano l’Enza, la Parma ed il Taro, così tanto che le loro acque si uniscono in un unico grande lago. In città crollano mura e terrapieni e i fossati si riempiono di acqua putrida. L’alluvione travolge in pieno l’abitato di Cò di Ponte, poi Oltretorrente, tanto che quando il torrente si ritirerà, avrà spostato il proprio alveo di alcune decine di metri verso ovest, prendendo a scorrere proprio sopra a dove stavano le abitazioni. Parma si ritrova improvvisamente più grande, con una nuova striscia di terra asciutta che va da dove oggi sono la Pilotta al Conservatorio, un’area subito dopo circondata da nuove mura. Verrà chiamata “Ghiaia”, per i sassi che stanno sul fondo, nome rimasto solo ad una piccola porzione di quell’area liberata. Il vero problema e come continuare a vivere sull’altra sponda, sulla riva di sinistra. Allora viene chiamato un uomo che aveva casa proprio in Cò di Ponte, così bravo nel disegno e nel trovare soluzioni ai problemi tecnici che oggi si direbbe ingegnere, Alberto Pettenario. A lui sono attribuite importanti intuizioni in materia di idraulica e di meccanica. Le autorità cittadine gli affidano il compito di rendere più sicuro quel sobborgo di là dall’acqua. La soluzione di Pettenario è complessa. Devia il canale che fino ad allora aveva servito Cò di Ponte, una derivazione del Baganza, e ne fa scavare un altro che viene dal Cinghio. Per riuscirci, realizza una “navetta”, cioè una conduttura sopraelevata, che scavalca lo stesso Baganza, contribuendo anche a bonificare quell’isola fra due fiumi che è oggi il Montanara. Come risaputo, quella “navetta”, poi diventata ponte, è stata travolta da un’altra piena il 13 ottobre del 2014. La passerella pedonale costruita al suo posto non ne permette più una lettura storica.
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