Ambiente,  Economia,  Epoca Moderna

22.5.1728. Più gelsi per tutti. Una piccola Cina in Emilia

22 maggio 1728 – Il governatore Girolamo Pagani, su disposizione del duca Antonio, ordina a tutti i proprietari di terreni fertili nella pianura e nella collina del parmense di piantare mori da gelso; chi già ha di queste piante, dovrà metterne a dimora di nuove. L’ordine è il più forte incentivo all’industria della seta, che a Parma è stata una delle maggiori in Epoca Moderna. Il gelso è infatti l’albero su cui vive il bombice, l’insetto che produce la seta di migliore qualità. A Parma la filiera della seta si è già sviluppata ed occorre sostenerla con una adeguata produzione di ottima materia prima.

Pare sia stato il duca Ottavio Farnese ad introdurre nel suo ducato l’arte della seta nel 1553, avviando un’industria durata secoli.

Nel 1628, i follicelli, cioè i bozzoli dei bachi da seta, in città costano fra 27 e 34 soldi alla libra e la seta da 16 a 19 a seconda della qualità. Prezzi alti che spingono ad investire nel settore.

Almeno da metà Seicento, in città esiste un apposito padiglione del mercato dove vendere ed acquistare i follicelli, con persone addette alla loro pesatura. Dal 20 giugno 1652, chi li compra deve pagare una tassa. Poiché Busseto e Borgo San Donnino sono esentati dal contributo, a Parma non si possono importare bachi da questi due centri. Dal 26 giugno 1675 è proibito esportare seta grezza dal Ducato, il che dice che erano attivi laboratori sufficienti a lavorare tutta la seda prodotta. Il 5 agosto 1690 sono aggiunte leggi che limitano l’importazione di seta estera, sempre per favorire la filiera locale. Nel 1693 avvia l’attività un filatoio nel quale tutti i vagabondi sono tenuti a prestare servizio. Il 13 giugno 1699, una grida proibisce agli stranieri di comprare ed esportare i follicelli: la produzione della seta deve restare a Parma; è prevista perfino la pena di morte per chi cerca di esportare i bozzoli viaggiando con armi da fuoco: evidentemente, ci fu chi tentò con la forza di superare i punti di controllo alle porte della città. Il 15 luglio 1699 il divieto di esportazione è allargato agli strumenti per la lavorazione della seta. Il 27 giugno 1699, a tutti gli iscritti all’arte della seta è chiesto di comunicare i nomi dei mercanti per cui lavorano.

Il settore viene infine pienamente normato l’11 giugno 1729: con gli Ordini per il buon regolamento dell’arte della seta, è stabilito che i bozzoli devono restare nei boschi fino al loro compimento, che l’arte della filatura deve essere insegnata solo da maestre munite di apposita licenza rilasciata dal rettore dell’arte, che tintori, filatrici e tessitori che non lavorano con diligenza possono essere multati o anche sospesi.

Ancor oggi, in diversi angoli della città e nelle campagne, a Parma restano filari di gelsi, anche se le politiche distruttive sul verde del Comune di Parma li stanno minacciano al pari di molte altre specie arboree.

Doppio filare di gelsi centenari a Certosino di Ravadese
Doppio filare di gelsi centenari a Certosino di Ravadese

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