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22.3.1828. Il Po come il Mississippi: il battello Maria Luigia

22 marzo 1828 – Nel Po naviga un battello a vapore a ruota, come quelli dei libri di Mark Twain. Nate a inizio Ottocento sul Mississippi e sul Missuri, queste imbarcazioni si sono presto diffuse su tutti i grandi fiumi d’Europa. Il Po è in ritardo, perché i sabbioni e l’abbassamento del livello dell’acqua in estate ostacolano il passaggio dei moderni natanti. Fino appunto a questo 22 marzo, quando viene varato il “Maria Luigia”, battello ideato appositamente per le caratteristiche del Po.

Lo ha costruito un certo ingegner Santi di Milano per conto del barone Gaetano Testa, appaltatore generale del Ducato. È lungo 30 metri, è particolarmente sottile per riuscire ad infilarsi nei canali fra le isole ed ha il pescaggio ridotto al minimo per evitare urti sulle secche. Non è il primo battello a vapore che naviga sul Gramde fiume, ma è il primo legato al Ducato di Parma.

Il piroscafo esce dai cantieri navali di Piacenza in un pomeriggio ventoso, sorprendendo la gente venuta ad ammirarlo scendere lungo il fiume, che non aveva mai visto nulla capace di procedere sicuro controvento. Meraviglia della tecnica!

La prova della sua efficienza è data pochi giorni dopo, il 31 marzo, quando in cinque ore riesce a percorrere 55 miglia, nonostante la magrezza del Po, arrivando tranquillamente fino a Sacca di Colorno.

Su questo battello, la duchessa Muria Luigia compie due viaggi, navigando fino a Venezia. C’è chi spera che il nuovo piroscafo a ruota possa aiutare il commercio: resteranno delusi. Non che l’imbarcazione sia inferiore alle attese, tutt’altro, ma il suo proprietario preferisce utilizzarla per commerci di più ampio raggio che non lungo l’asta del Po. Così, il Maria Luigia prende presto il largo, scende al mare e viene impiegato soprattutto lungo le coste dell’Italia meridionale.

Il “Maria Luisa”, piroscafo a ruote con scafo in legno dell’armatore Giuseppe Testa (Quaderno AMA 67/ 94 Associazione Marinara «Aldebaran»)
Il “Maria Luisa”, piroscafo a ruote con scafo in legno dell’armatore Giuseppe Testa
(Quaderno AMA 67/ 94 Associazione Marinara «Aldebaran»)

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