22.12.1944. Il nascondiglio degli ori della Magna Grecia
22 dicembre 1944 – Al centro contabile della Banca commerciale di fronte al ponte Dattaro, si presenta il signor Renato Bartoccini, rappresentante del ministero dell’Educazione nazionale della Repubblica di Salò. Vuole ritirare un tesoro, un tesoro vero: gli “Ori di Taranto”, una collezione di raffinati gioielli prodotti fra IV e I secolo a.C. e ritrovati in scavi archeologici in necropoli della Magna Grecia.
Quando gli inglesi bombardano Taranto per distruggere flotta e porto, il Museo archeologico tarantino capisce che le sue collezioni non sono più al sicuro. Per questo, il 31 gennaio 1943, un ispettore della locale Sovrintendenza parte dalla città pugliese diretto a Parma, portando con sé chiusi in due cassette di legno i famosi ori.
A Parma, fra 1939 e 1941, la Banca commerciale ha costruito il suo nuovo centro contabile, con sotto un caveau bunker progettato proprio in previsione della guerra. In tutta Italia, non c’è il rifugio migliore per i bracciali, i pendenti, le corone come quelli di Taranto.
Gli ori sono chiusi nel bunker del centro contabile il 2 febbraio 1943. Poi succede che gli Alleati sbarcano in Sicilia. Che il fascismo cade. Che l’Italia si arrende. Che i tedeschi occupano il Nord della penisola. Che nasce la Repubblica sociale. E allora qualcuno si ricorda del tesoro e vorrebbe metterci sopra le mani. Così si arriva al funzionario repubblichino che in questo 22 dicembre viene a Parma chiedendo le due cassette. Ma il cassiere non gliele dà.
Attraverso il papa e l’arcivescovo di Milano, il Museo di Taranto era riuscito a comunicare con i vertici della Banca commerciale italiana, trasmettendo la preghiera di proteggere il tesoro. Fosse finito in mano al nuovo regime fantoccio, con ogni probabilità avrebbe preso la via della Germania come capitato ad altre opere. Fra gli operatori del settore, nella fase finale della guerra è chiarissimo che la priorità è nascondere i beni culturali per salvarli dalla depredazione nazista.
La Banca commerciale difende il tesoro nascosto a Parma sfruttando i mille e un meandro della burocrazia. Il deposito è stato fatto a nome dell’uomo che materialmente ha portato le cassette a Parma: solo lui può ritirarle. Il ministro Carlo Alberto Biggini si arrabbia, insiste, minaccia azioni giudiziarie. La banca prende tempo organizzando incontri inutili. E così passano i giorni, le settimane, i mesi… e la guerra finisce, assieme alla Rsi.
Gli ori torneranno a Taranto nel 1949.