22.10.1769. Ponticelli e il primo prontuario medico
22 ottobre 1769 – Silvestro Antonio Ponticelli lascia la carica di protomedico capo del Ducato di Parma, dopo ben 19 anni di servizio a Parma, come docente di Botanica e archiatra di corte.
Alle metà del Settecento, la medicina a Parma è lui. Medico in carriera, amante degli onori, è sospettosissimo delle novità.
Quando il duca Filippo ordina di inoculare il vaiolo nel figlio Ferdinando per immunizzarlo, nel 1764, Ponticelli si affretta a pubblicare una dissertazione sugli Infortuni del Vajuolo e metodo di andarne al riparo. Per lui, sono molto meglio purganti, salassi e vomitivi.
E quando la facoltà di Medicina vorrebbe dotarsi di un’accademia di Anatomia per capire come siamo fatti dentro, il protomedico prima si oppone, poi la accetta, ma solo con lui stesso a capo, e con divieto per i non ammogliati di assistere a dissezioni di corpi femminili.
E quando ancora alcuni luminari mettono in dubbio la norma del 1440 che vieta l’iscrizione al Collegio dei medici di Parma a chi non è nobile, Ponticelli difende l’antico privilegio (i Ponticelli saranno marchesi di Camposanto e patrizi di Castelnuovo di Garfagnana).
Ma nonostante tutto questo, al protomedico Silvestro Antonio Ponticelli va riconosciuto un salto nella modernità destinato a cambiare per sempre la medicina a Parma. Nel 1751 compila e approva la Tassa generale de’ Medicinali Semplici, Composti, e Spagirici. È una lista dei farmaci che possono essere prescritti, preparati e venduti nel Ducato, ciascuno col compenso prestabilito da versare allo speziale.
La novità sta nel fatto che da questo momento nessun farmacista, nessun dottore può utilizzare un farmaco la cui bontà non sia riconosciuta dalla comunità medica. La lista è infatti tassativa: ciò che non vi rientra, è proibito.
Grazie a Ponticelli, dal 1751 a Parma non si cura più a sentimento, ma secondo princìpi condivisi da chi è riconosciuto competente in medicina. L’affermazione di un caposaldo del paradigma scientifico.
La Tassa di Ponticelli esprime una conoscenza farmaceutica propria di un’epoca passata e sarà aggiornata molte volte. Già pochi anni dopo la sua sostituzione al protomedicato con Giuseppe Camuti, il prontuario del 1751 verrà più volte ampliato, nel 1777, 1782 e 1792. Tuttavia, il passo maggiore lo ha compiuto lui, stabilendo un principio.
A rileggere oggi la Tassa del 1751, si incontrano farmaci che nessuno vorrebbe più assumere: il “bolo d’antimonio”, “l’oxileon di sperma di rane”, il “corno di cervo calcinato”, il “brodo liscio di vipera”, … Ma ci sono anche prodotti che consumiamo con molta più frequenza che nel Settecento, perché non sono più farmaci, come le “caramelle con zucchero fino”, il “cioccolato sopraffino con vaniglia”, la conserva di ribes e pure il “decotto di caffè abbrustolito”, che è diventato un espresso.