Antichità,  Cronaca,  Politica

21.4.43 a.C. Cicerone piange i parmigiani trucidati

21 aprile 43 a.C. – In Senato a Roma Cicerone piange e si arrabbia per i maggiorenti di Parma uccisi da Lucio Antonio e per i loro figli e le mogli stuprati.

Lucio Antonio è il fratello minore di Marco Antonio, che sta combattendo contro il cesaricida Bruto per il controllo della provincia della Gallia Cisapina. Parma è stata presa da Antonio a fine 44. Le due battaglie principali si combattono a Castelfranco e a Modena. Appena prima di lasciare Parma per spostarsi in Gallia, Antonio decide di punire in modo esemplare le famiglie che non lo hanno appoggiato, prima fra tutte la gens Cassia, alla quale appartiene un altro cesaricida, il parmense Cassio.

Molte case sono saccheggiate e molte persone perdono la vita.

Rifugge il mio animo, padri coscritti, e trova ripugnanza a descrivere le cose che Lucio Antonio ha fatto ai figli e alle mogli dei Parmensi […] una violenza criminale”, tuona Cicerone: Antonio è più selvaggio di Annibale.

I crimini sono stati perpetuati pochi giorni prima. Antonio lascia Parma e il 30 aprile Bruto è accampato appena fuori dalla città, apparentemente vittorioso. Ma lo scontro decisivo è ancora da venire: sia Bruto che Cassio si suicideranno un anno e mezzo dopo, sconfitti a Filippi, e tutta la Cisalpina, Parma compresa, per un breve periodo sarà governata proprio da Antonio.

Statua neoclassica di Cicerone davanti al Palazzo di Giustizia a Roma.
Sullo sfondo un mosaico di età romana rinvenuto in piazza Garibaldi a Parma
Statua neoclassica di Cicerone davanti al Palazzo di Giustizia a Roma.
Sullo sfondo un mosaico di età romana rinvenuto in piazza Garibaldi a Parma

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