
21.12.1453. Il tesoro in pergamena di Ugolino
21 dicembre 1453 – Il giurista Ugolino Cantelli scrive il suo testamento, che parla soprattutto di libri. Questo parmigiano di mezzo millennio fa, aveva infatti una sola grande passione: la sua biblioteca. Vissuto quando ancora non c’erano volumi a stampa, è riuscito a mettere insieme una delle collezioni di manoscritti più ampie d’Italia, anche grazie a vari prestiti con umanisti con cui corrisponde, che gli permettono di far copiare opere di pregio.
Un elenco dei libri del nostro bibliofilo non esiste, quindi non è possibile conoscere l’ampiezza esatta della sua raccolta, ma restano varie lettere in cui si parla di quei testi. Possiede molti classici latini e greci, come Platone, Plutarco, Seneca. In una sua orazione disse di amare leggere in privato Giovenale, Marziale, Properzio, Tibullo, Catullo, Virgilio. Ma forse i più preziosi dei suoi codici sono la raccolta degli scritti di Aulo Gellio (II secolo d.C.) e di alcuni autori tardoantichi, che in pochi possiedono, quali Rufino di Antiochia e san Basilio magno (V secolo) e Prisciano (VI secolo).
Per i suoi libri, Ugolino Cantelli si serve dello scriptorium di qualche monastero di Parma. Si è tramandato il nome di uno degli amanuensi che lavora per lui, Ubertino da Parma, scritto su un manoscritto oggi alla Biblioteca Vaticana.
In questo Quattrocento, i libri sono oggetti di lusso, non solo memoria culturale, ma un capitale investito. E dunque, nel testamento del 21 dicembre 1453, a chi è destinato questo tesoro di pergamena? Il bibliofilo vuole che siano i frati dell’Annunciata di Parma ad avere la collezione, il cui convento è stato costruito da pochissimo, nel 1445, poco fuori Porta Nuova (barriera Farini), edificio oggi perduto.
Ugolino ha però una figlia, Maria Caterina, che non ci sta a rinunciare alla biblioteca. Così, alla morte di Ugolino attorno al 1458, fa causa per tenersi la biblioteca, non però perché pure lei amante dei libri, ma solo per il loro valore economico, oppure per antipatia verso i frati.
Il Tribunale dispone che fino a sentenza tutta la collezione resti vigilata da uomini armati. Chiusi in un armadio, nessuno può più sfogliare Plutarco o leggere Marziale. I giudici sono propensi a dar ragione ai frati. E allora la figlia del nostro bibliofilo che fa? Si mette in testa di bruciare tutto! O a me o a nessuno!, pensa. Ma il suo piano piromane viene scoperto e sventato.
I codici restano ai frati.

miniatura da una copia de Le Roman de Troie, Bibliothèque nationale di Parigi, metà XIV sec.

