21.11.1902. Fuori i maiali dalla città!
21 novembre 1902 – Il sindaco Mariotti caccia i maiali dalla città. Da sempre, probabilmente fin dalla fondazione in epoca romana, fra le case di Parma si allevano suini, anche dentro le case, un po’ come in tutti i centri urbani d’Europa. Ma le nuove nozioni igieniche del XX secolo e nuove malattie convincono quasi tutti che sia meglio allontanare le bestie dagli uomini.
Nella tarda sera di questo 21 novembre di un secolo da poco iniziato, il Consiglio comunale di Parma approva l’abrogazione delle vecchie regole che permettevano di tenere porcelli in città. Mariotti lascia un po’ di tempo ai suoi cittadini per disfarsi dei maiali, ma dal 13 marzo del 1903 si inizia a multare chi ancora alleva uno di questi animali all’interno delle mura.
Il divieto sarà ribadito qualche mese dopo anche dall’Ufficio d’igiene del Municipio e dal Consiglio provinciale sanitario.
In questo periodo, quel che fa più paura è la tubercolosi suina, che si trasmette anche alle persone. Nel 1904 – quando in centinaia di porcili della provincia si riscontrano malattie infettive –, per diversi mesi a Parma verrà vietata anche la macellazione dei maiali.
Le regole sulla tenuta dei maiali in città hanno proceduto progressivamente.
Ne Medioevo l’attività è sostanzialmente libera, se non in periodi di crisi, per la peste o per livelli intollerabili di puzza. Ma in tempi normali, i maiali si rendono utili pulendo le strade dai rifiuti.
Le prime norme le mette Maria Luigia nel 1838, subito dopo l’apertura delle beccherie di piazza Ghiaia, unico luogo in cui poteva essere venduta la carne di maiale.
Nel 1902 non tutti accettano a cuor leggero il veto sui maiali. Della questione si occupa anche la Corte di cassazione, per ricorsi che non riguardano direttamente Parma, ma altre situazioni del tutto analoghe, perché molte città nei primi anni del ‘900 emettono ordinanze uguali a quella di Piazza Garibaldi. I giudici danno ragione ai sindaci e all’igiene.
L’antica familiarità fra persone e suini è registrata in una poesia dialettale di Giulio Manini, che definisce il maiale “re del cortile“:
Al gozen
Guardèl chi col ben bestion
ch’l’è orgöi äd la rezdôra,
grass pacifich cme ‘n fraton,
con du oceti ch’a pär ch’al fôra,
con col grugn fat a trombetta
con cla grenta poca netta…
se ‘l n’è gnana tant gentil
lu l’è un re: re dal cortil.
(Guardalo qui quel bel bestione, che è l’orgoglio della padrona di casa, grasso e pacifico come un fratone, con due occhietti che sembra che buchino, con il grugno fatto a trombetta, con il muso poco pulito… se non è neppure molto gentile lui è un re, il re del cortile)