21.10.1111. Bertoldo, il santo campanaro
21 ottobre 1111 (o 1106) – Le campane di ogni chiesa della città suonano a morto. È l’ultimo saluto a Bertoldo, un giovane immigrato che tutti amano.
I genitori di san Bertoldo sono giunti a Parma attorno al 1070. Il padre Abbondio è Sassone e la madre Berta è Bretone. Sono profughi di guerra, fuggiti dall’invasione dei Normanni. Hanno cercato rifugio prima a Milano e poi a Parma. Oggi il flusso dei profughi va da sud verso nord e da est verso ovest; nove secoli fa seguiva le direzioni opposte.
Bertoldo da bambino ha appreso da Abbondio il mestiere di calzolaio, ma ha la vocazione da monaco. Purtroppo, la famiglia è troppo povera per pagare la dote chiesta per entrare alla clausura. Allora si accontenta di lavorare per le monache di Sant’Alessandro. A 12 anni è sagrestano e campanaro. La sua stanzetta è la base del campanile. Ogni mattina apre le porte della chiesa sull’attuale via Garibaldi ed ogni sera le richiude.
Ma non si accontenta di lavorare. Vuole seguire ogni regola del monastero come fosse monaco. Si fa oblato e converso e vive così santamente che ben presto il suo nome è noto a tutti come modello di virtù.
Ad un certo punto sente il bisogno di partire. Pellegrino, arriva a Roma per visitare le tombe degli apostoli Pietro e Paolo. Poi risale la penisola, attraversa le Alpi e giunge a Saint-Antoine-l’Abbaye, dove è un grande ospedale. Qui si impegna ad accudire gli infermi ed impara le tecniche di cura del tempo.
Ridiscende a Parma e torna al suo umile posto di sagrestano, prendendo anche ad occuparsi di alcuni ammalati che gli chiedono aiuto. È così abile, che le sue terapie sembrano miracoli. Così per tutti a Parma Bertoldo è già santo.
Quando muore, a 34 anni di età o forse a 41, la venerazione per quest’uomo venuto dal nord è tale che le porte di Sant’Alessandro, quelle che lui apriva e chiudeva, diventano una reliquia; possono ancora vedersi nella Galleria Nazionale in Pilotta.
San Bertoldo è patrono dei sagrestani e dei campanari, tanto che vi è stato un tempo in cui lo si dipingeva alla base dei campanili, da dove si tiravano le corde; un esempio settecentesco è a Colorno, nella torre campanaria della chiesa di San Liborio.
Nella tradizione popolare di Parma, si invoca san Bertolto per chiedere la guarigione in particolare da febbre quartana e da epilessia (morbus sacer, morbo sacro), e per la protezione delle partorienti, come recita un’epigrafe sull’urna che ne contiene i resti mortali, nella chiesa di Sant’Alessandro in via Garibaldi.