Cultura & Società,  Epoca Moderna

20.3.1811. La campana che si rifiutò di suonare per l’imperatore

20 marzo 1811 – A Parigi nasce il figlio di Napoleone e Maria Luigia, Napoleone II il re di Roma. Il lieto evento è festeggiato in tutto l’impero. A Parma, i cannoni della Cittadella sparano dai bastioni 101 salve. E le autorità francesi ordinano che tutte le campane suonino a stormo. Ma la più grande, la più famosa, disubbidisce: il “Bajón”, la maggiore delle campane della cattedrale, si rompe proprio in questa occasione.

Il Baione suona solo per eventi straordinari, come la morte del papa o del capo dello Stato. Un tempo suonava anche per lutti nelle quattro maggiori famiglie nobili della città: Sanvitale, Meli Lupi, Pallavicino e Rosa Prati; oppure bisognava pagare una speciale tassa perché accompagnasse un funerale.

In questo 1811, nessuno la ripara, così, quattro anni dopo, quando a Parma giunge la notizia della dipartita di Napoleone, il Bajón rimane muto. La coincidenza (campana rotta alla nascita di Napoleone II e silenziosa alla morte di Napoleone imperatore) dà origine ad una pasquinata ripetuta ancora almeno fino a inizio Novecento; la gente diceva: “Sonna Bajón cl’è mort Napoleón / Putost che sonar a vòi carpar” (“Suona Baione che è morto Napoleone / Piuttosto che suonare, voglio crepare!”).

Il Baione rintoccherà invece il 17 dicembre 1847, alla morte di Maria Luigia, unica della famiglia salutata dal campanile del Duomo di Parma, dopo le riparazioni sostenute con denaro del vescovo Carlo Francesco Caselli.

Tutte le campane sono “battezzate”: ricevono un nome il giorno della loro collocazione. La cattedrale di Parma ne ha sei nella cella campanaria e una nella nicchia della cupola. La più antica è proprio quest’ultima, che si chiama Sanctus, poiché era suonata nelle feste più solenni quando l’assemblea cantava l’inno del Santo, così da comunicare ai campanari che era quasi ora di tirare le corde delle altre campane, per annunciare la consacrazione eucaristica. Sanctus è stata fusa da Gherardino da Sacca nel 1393 e da allora mai modificata.

Le altre campane, invece, sono state tutte rifatte, anche più volte, a causa di guasti. Per risolvere la questione una volta per tutte, nel 1892 fu proposto di sostituire le campane con un sistema a carillon, ma le proteste della popolazione impedirono di proseguire.

Il Baione è realizzato dal cardinale Gherardo Bianchi nel 1287 e ricostruito l’ultima volta nel 1962. Suona raramente, tanto che a Parma si dice “Fär sonär al bajón” (“Far suonare il Baione”) intendendo: “Compiere una grande impresa”.

L’Ugolina, che nella prima versione risale al 1365, dono del vescovo Ugolino Rossi, poi rifatta nel 1588, è una delle più pesanti: “L’é péz cme l’Oglén’na” – “È pesante come l’Ugolina”, si dice di una persona molto noiosa.

La Vecchia fu ordinata dai fabbricieri della Cattedrale nel 1435 e fusa di nuovo nel 1806.

La Zafferana, costruita nel 1647 e rifatta anche lei nel 1806, secondo alcuni deve il nome al sequestro di una grossa partita di di zafferano di contrabbando, che fu venduta e servì a finanziare la creazione della campana; secondo altri, invece, si chiama così perché chiamava alla messa detta “della zafferana”, celebrazione quotidiana pagata con una rendita in perpetuo ricavata dal commercio dello zafferano.

La Nongentesima, che un tempo era chiamata “Piccola”, risale al 1806.

La Nuova o Quinta è la più recente, fusa nel 2006, acquistata in ricordo del grande giubileo del 2000.

Le campane del Duomo di Parma, stampa di Ettore Mossini del 1965, Accademia Nazionale di Belle Arti di Parma
Le campane del Duomo di Parma, stampa di Ettore Mossini del 1965, Accademia Nazionale di Belle Arti di Parma

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