20.10.1767. La perduta colonna dello Stradone
20 ottobre 1767 – A Fornovo passa il nuovo fantastico monumento voluto dal ministro Du Tillot per abbellire Parma. È un obelisco di 40 piedi parigini (13 metri), scavato in una pietra color cenere nelle cave del Grontone a Citerna. La colonna deve essere posta su un basamento di marmo ordinato a Carrara e in cima è previsto un capitello ed un grande scudo borbonico.
Per l’occasione, il duca stesso, Ferdinando, è salito fino a Fornovo, per assistere all’arrivo dell’opera, ideata da Ennemond Alexandre Petitot. L’architetto intende collocarla al centro dello Stradone, il lungo viale realizzato accanto alla Cittadella, dove lavora già da sette anni. Ha piantato gelsi, pioppi, castagni d’India, olmi e siepi di carpino e collocato panchine, per farne il luogo per le passeggiate dei parmigiani. A chiusura del viale, nel 1762 ha costruito un casino dove si serve caffè.
Manca solo il monumento al centro: la grande colonna che scende oggi, 20 ottobre 1767, sulle acque del fiume Taro.
Trasportare questo manufatto è complicatissimo e molto costoso. L’obelisco è stato scolpito da tagliapietra di Varano Melegari, ma come spostarlo fino in città, nessuno sa come si fa. Già nel 1763 è stato ordinato a Carrara un carro speciale per il trasporto del marmo. Là sanno come muovere i blocchi di roccia. Così, trascinata a slitta e fatta rotolare pian pianino, la colonna è arrivata fino al fiume e imbarcata su una qualche chiatta speciale.
Ma a Fornovo, l’intero progetto va in frantumi. Letteralmente, nel senso che giunta qui, o per una manovra sbagliata o o per la scarsa profondità dell’acqua, la colonna si spezza. Fra improperi, accuse e grida che devono scambiarsi i molti manovali presenti, l’architetto Petitot capisce che non c’è nulla da fare: la colonna è abbandonarla lì, nel greto.
Lo stradone (viale Martiri della Libertà) resta incompiuto.