2.9.1676. Furto al Carmine. Indaga l’Inquisizione
2 settembre 1676 – Furto sacrilego nella chiesa del Carmine (oggi auditorium del Conservatorio Boito). Un certo Francesco Maria Loia rompe un’inferriata, si introduce nella cappella dedicata a santa Maria Maddalena e porta via un quadro d’argento, poi va all’altare maggiore, apre il tabernacolo e prende le particole consacrate.
Il caso colpisce così tanto che non solo vengono compiuti vari riti di riparazione (durante i quali si prega perché il colpevole sia coperto), ma pure viene coinvolta l’inquisizione, incaricata delle indagini.
Anche se nell’immaginario collettivo questo tribunale è sempre associato alla caccia alle streghe, nella realtà storica venne impegnato in una ampia e diversificata casistica. Nella vicenda specifica del Carmine, l’inquisizione è interessata perché ci sono stati più furti nelle chiese, anche di ostie, abbastanza da far sospettare ad un uso profanatore, a rituali demoniaci.
Occorre molto tempo, ma alla fine il ladro è scoperto ed arrestato. Al termine del processo, il verdetto è di condanna, ma solo per furto, non per culto satanico.
Non è finita, perché il 13 luglio 1677 Loia riesce a fuggire dal carcere, assieme ad altri tre prigionieri, aprendosi una breccia in un muro alto venti piedi. Sarà catturato una seconda volta, a Milano, e da là tradotto a Parma. Loia morì impiccato il 1° marzo 1681 nella piazza di Parma (piazza Garibaldi).