2.7.1494. Gli appesi di Ludovico il Moro
2 luglio 1494 – Sul muro esterno del palazzo del Torello, sulla piazza grande di Parma (piazza Garibaldi), compare un grande dipinto che raffigura Obietto Fieschi, detto Gattesco, impiccato per un piede. È la pena che si riserva ai traditori e a chi fallisce finanziariamente.
La truculenta decorazione è stata ordinata dal duca di Milano Ludovico il Moro, che comanda anche su Parma. Vuole che in tutti i suoi domini sappiano di che pasta è fatto questo notaio, prete e condottiero con cui cento volte ha stetto accordi e cento volte si è scontrato. Non solo in questa piazza è comparso il ritratto di Ibietto a testa i giù, ma in molti centri del Nord Italia.
A Parma il Gattesco lo conoscono bene, perché erano state le truppe sforzesche di stanza a Parma a sconfiggerlo nel 1479, quando aveva cercato di occupare una parte della Lombardia, così come più volte si era scontrato con Marsilio Torelli conte di Montechiarugolo e con i Rossi per il controllo di alcune zone dell’Appennino.
Il dipinto, accompagnato dalla scritta “mancatore di fede”, resta fino al 3 ottobre 1495, poi può essere cancellato.
La pittura infamante è una cosa abbastanza diffusa dal Ducento a tutto il Cinquecento. Sono note commissioni di dipinti di gente impiccata al piede anche a grandi artisti, come Andrea del Sarto e Botticelli. Ad esempio, prima del dipinto col Gattesco, a fine gennaio 1483 in piazza erano stati raffigurati allo stesso modo anche Guido e Pier Maria Rossi.
Non solo i traditori vengono effigiati nelle piazze. I cartelloni pubblicitari paiono cosa molto moderna, invece già in età Comunale si utilizza molto la pubblicistica per immagini, sia per infamare i nemici che per esaltare gli amici. Un altro esempio è l’affresco che per qualche tempo fu su un muro di Busseto raffigurante l’incontro di papa Paolo III con l’imperatore Carlo V. Era stato lo stesso imperatore a volerlo, negli stessi giorni in cui soggiornava nel centro della Bassa parmense, nel 1533, facendolo fare nientemeno che a Tiziano.
La pubblicità è anima del commercio e anche della politica.