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2.3.1581. Margherita colpevole di verginità

2 marzo 1581 – Si celebrano le sfortunatissime nozze fra Margherita Farnese e Vincenzo Gonzaga, lei figlia dell’erede al Ducato di Parma Alessandro, lui destinato a diventare duca di Mantova. Le nozze dovrebbero dare l’avvio ad una importante alleanza dinastica, ma fallisce subito, perché i due sposini non possono andare a letto insieme.

Margherita ha 13 anni, Vincenzo 19. Si sono visti per la prima volta in questo giorno, davanti al vescovo che li unisce. Lei arriva dalle Fiandre, dove era col padre, con un corteo di 200 carrozze. Lui, che prima di accettare il fidanzamento ha voluto 300.000 scudi d’oro, la desidera fortemente. Là dal nord è arrivato un ritratto della giovane e se ne è subito invaghito.

Lo sposo è un amante esperto. Frequenta salotti dove non ci sono limiti al divertimento, come la Reggia di Colorno di Barbara Sanseverino. La sposa invece è ancora una bambina e aveva tanto pregato per non doversi sposare.

Dopo la cerimonia, i due si ritirano nei loro appartamenti, ma non succede nulla. Margherita ha un problema fisico e il matrimonio non può essere consumato. Forse è atresia vaginale, o aplasia, o mancata canalizzazione, fatto sta che non può unirsi con nessun uomo.

E allora inizia una trafila di visite e ipotesi di interventi chirurgici che per il XVI secolo ha dell’incredibile. Mentre la pudicizia del secolo impedisce solitamente persino ai medici di vedere una donna nuda, mentre addirittura neppure i mariti incontrano le mogli a luce accesa, Margherita diventa l’oggetto di un gran numero di ispezioni ed esperimenti.

Il primo a visitare la principessa è il medico della corte dei Gonzaga Marcello Donati, quando ancora la coppia sta nel Ducato di Parma. Poi, a fine aprile, gli sposi a metà raggiungono Mantova e viene chiamato da Bologna il luminare Giulio Cesare Aranzio. Entrambi i dottori suggeriscono di intervenire chirurgicamente, facendo un taglio a Margherita. In Italia nessuno ha mai realizzato operazioni simili, ma sui libri dei medici arabi c’è scritto che si può, dicono.

Da parte sua, il duca di Parma Ottavio Farnese convoca da Padova il celebre chirurgo Fabrici d’Acquapendente, che suggerisce un intervento mai sentito: allargare la vagina della ragazza con coni di dimensioni crescenti. Così viene fatto e restano lettere che parlano delle urla di dolore uscite dalla camera della principessa.

I mantovani fanno vedere Margherita anche ai medici Marcello Donati e Tiberio Delfino e insistono perché si operi. Vogliono esser certi che Vincenzo possa avere una discendenza.

Ma dalle Fiandre, il 20 marzo 1582 Margherita d’Austria, nonna e tutrice di Margherita Farnese, scrive alla principessa di rifiutare ogni intervento, che potrebbe costarle la vita, e scegliere piuttosto il convento. In novembre, anche Alessandro Farnese scrive alla figlia ripetendo lo stesso consiglio.

Così, a giugno Vincenzo rimanda Margherita a Parma, chiedendo di annullare le nozze. E a Parma ricominciano le visite e le ipotesi di interventi chirurgici.

Margherita viene ispezionata dal medico romano Andrea Marcolini, medico personale del cardinale Alessandro Farnese, da Scipione Cassoli, dal Balestra e da due dame di corte. Viene anche chiesto un parere dell’anatomista Cesare Pescanio, che dice la sua senza visitare Margherita per non scomodarsi a venire fino a Parma. Per chiarire meglio la situazione, il collegio dei medici arriva ad organizzare una lezione nella quale alcuni dottori possono osservare da vicino l’intimità di quattro vergini appositamente assunte, perché a fine Cinquecento, i medici mica lo sanno come sono fatte le ragazze sotto la gonna. Margherita, che ormai ha 16 anni, respinge tutte le proposte che richiedano il bisturi.

Ma non basta. Vengono coinvolti anche teologi e giuristi, per sgarbugliare un caso che non è più questione familiare o medica, ma diplomatica, e invece che avvicinare i rivali Farnese e Gonzaga, rischia di portare ad uno scontro. E allora il caso arriva al papa.

Nel dicembre 1582, le due corti accettano che a stabilire ciò che si debba fare sia Gregorio XIII, il quale nomina arbitro il cardinale Carlo Borromeo, che arriva a Parma nel febbraio 1583. Anche lui si porta dietro dei medici, che a turno entrano nella camera da letto della principessa per studiarne i genitali. I medici sono tre: i milanesi Giuseppe Canali e Diomede Boro e Voltolina da Pavia; ma le visite sono fatte anche da due gentildonne e una suora meneghine.

Il cardinale parla a lungo con Margherita e alla fine la convince a seguire quel che già aveva suggerito la nonna. Il 9 ottobre 1583 il Borromeo scioglie il matrimonio, la principessa lo segue a Milano per il noviziato da benedettina e torna a Parma solo dopo aver preso i voti religiosi.

Nel frattempo, Vincenzo Gonzaga – che restituisce solo in parte la dote – sta cercando un’altra sposa. Ma prima deve dare garanzie di non avere lui pure limiti fisici. Così, a inizio 1583, per provare che tutto funziona, il principe si accoppia con una malcapitata suddita qualsiasi, una che non aveva mai conosciuto uomo, e ci mette tanto impeto che la ragazza deve poi essere medicata.

Non sappiamo se crescendo Margherita abbia superato il suo problema. Fatto sta che due anni dopo i voti, quando era monaca in San Paolo, iniziò ad incontrare nella sua cella un giovane musico di corte, Giulio Cima. La relazione suscitò molto scandalo, tanto che l’artista venne arrestato e a la clausura di Margherita pesantemente indurita. Ironia della sorte, quando riuscì ad evadere dal carcere, Cima trovò rifugio a Mantova mettendosi a servizio proprio di Vincenzo Gonzaga.

Margherita Farnese, Juan Pantoja De La Cruz, museo del Prado, Madrid
Margherita Farnese, Juan Pantoja De La Cruz, museo del Prado, Madrid

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