Cronaca,  Età contemporanea

2.1.1909. Soccorso ai terremotati di Messina

2 gennaio 1909 – Parte dalla stazione verso la Calabria la squadra di soccorritori parmigiani. Il 28 dicembre, un terremoto di potenza inaudita ha devastato lo stretto di Messina, radendo al suolo questa città, la dirimpettaia Reggio e moltissimi centri minori della zona, uccidendo 80.000 persone, ferendone molte di più e lasciando due intere province senza abitazioni. Alla notizia, il Paese reagisce con notevole generosità e in molte città si organizzano aiuti.

A Parma, l’ultimo dell’anno 1908 si riuniscono rappresentanti di tutte le istituzioni pubbliche e private per dar vita ad un comitato di soccorso. A capodanno, dalle 11 fino alle 16 si svolge una “passeggiata solidale”, con bande, studenti in uniforme, bambini che bussano ad ogni porta chiedendo offerte in denaro e beni di prima necessità da mandare al sud.

Intanto, un gruppo di volontari si prepara a partire: 15 medici, 15 infermieri, 9 militi della Pubblica assistenza e due vigili urbani, con abbondanti viveri e casse di medicinali offerti dalla Croce Rossa, alle undici di sera salgono sul treno diretto ai luoghi del disastro. È la prima squadra di protezione civile nella storia della città, anche se non si chiama ancora in questo modo. La guidano l’onorevole Pietro Cardani e l’assessore comunale Antonio Marchi.

I volontari sono pronti a partire già dal mattino, ma un telegramma del governo sembra fermare tutto. Poi, a metà pomeriggio, un altro messaggio dà il via libera e i nostri iniziano il viaggio. Dopo una sosta a Roma, dove ricevono parecchie tende, giungono a Catanzaro Marina la mattina del 4 gennaio. La destinazione finale è l’abitato di Milito Porto Salvo, uno dei tanti centri terremotati, raggiunto il giorno dopo con mezzi di fortuna.

A Melito, in un solo giorno vengono distribuite 115 tende, piantate prima sulla spiaggia, poi più all’interno per paura di nuove onde anomale causate da scosse telluriche che continuano a sentirsi. Nei giorni successivi le tende montate per gli sfollati arrivano a 500.

I parmigiani costruiscono anche le baracche ospedale, dove curano ed operano 200 feriti, in maggioranza donne, prima che queste possano essere evacuate via nave a Napoli e Catanzaro.

Poi si spostano in piccole squadre in altri centri minori della zona, raggiunti con camminate di ore, anche in mezzo alla neve: Bova Marina, Bova Superiore, Africo, Prunella, Pilato, Salto la Vecchia, San Luca, Lazzaro, Sbarre, Pellaro.

Giuseppe Micheli e Roberto Zileri raggiungono invece Messina e dirigono i soccorsi, spesso ignorando gli ordini superiori, troppo carichi di burocrazia. Organizzano una guardia per evitare saccheggi, squadre di scavo per cercare feriti, attrezzano perfino una piccola tipografia per stampare gli avvisi e i documenti necessari.

I soccorritori sono colpiti dalla distruzione causata dal terremoto, ma anche dalla rassegnazione dei sopravvissuti, che può sfociare in indolenza, come scrive Manlio Corradi, noto sportivo parmigiano, uno dei volontari a Milito:

Questo spettacolo è dolorosissimo, ma per questi calabresi sembra una cosa comune, anzi di nessuna importanza; rispondono: ‘Qui sotto è morto mio padre, mia madre, i miei fratelli, ma ringraziando Iddio, c’è la salute per noi’. Questi abitanti non fanno assolutamente nulla per alleviare le loro miserie, osservano la demolizione delle case, il trasporto dei feriti, la costruzione delle baracche, ma non prestano la loro opera; stanno olimpicamente a vedere gli altri al lavoro perché sanno che c’è chi provvede per loro. Richiesti di un lavoro, come trasportare tavole, hanno chiesto una ricompensa”.

Intanto a Parma continuano le collette per inviare aiuti in Calabria e Sicilia, ma due carri ferroviari pieni di con viveri e abiti si perdono lungo la via e non giungono a destinazione.

Fra le azioni realizzate, c’è anche la ricerca e l’identificazione di bambini rimasti orfani, diversi dei quali saranno poi accolti anche nel parmense. Il comitato di soccorso offre infatti ospitalità a 50 sfollati e orfani. I primi tre profughi arrivano in treno il 13 gennaio e sono sistemati a Salsomaggiore. Due giorni dopo vengono gli altri, alloggiati a Borgo San Donnino (Fidenza).

Alcuni dei volontari tornano a casa già l’11 di gennaio, altri restano fino a fine mese. Ma nella memoria collettiva, la tragedia di Messina verrà ricordata molto a lungo, anche per la diretta partecipazione di molti nell’opera di aiuto ai sopravvissuti.

Messina dopo il terremoto del 1908; evacuata la città, le rovine saranno poi bombardate dalla Marina militare per evitare crolli durante la successiva ricostruzione
Messina dopo il terremoto del 1908; evacuata la città, le rovine saranno poi bombardate dalla Marina militare per evitare crolli durante la successiva ricostruzione

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Succede il 2 di gennaio:

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