Cronaca,  Epoca Moderna,  Politica

2.1.1658. I soldati gentiluomini

2 gennaio 1658 – Parma è invasa dai soldati francesi, in rotta dopo una sconfitta subita ad Alessandria. Per una volta, però, l’arrivo delle soldatesche non spaventa i parmigiani, perché i molti ufficiali transalpini approfittano del passaggio in Parma per fare acquisti, a tutto vantaggio dei mercanti di qui.

Siamo nella fase finale della guerra Franco-Spagnola del 1635-1659, a sua volta appendice della Guerra dei Trent’anni. Non vale la pena ripercorrere qui vicende e motivi di questi scontri: fatto sta che per chiarire i loro rapporti di potere, Borbone ed Asburgo hanno mandato eserciti ai quattro angoli d’Europa, anche in pianura Padana.

La battaglia campale è combattuta in Piemonte. Si dice che ad Alessandria i soldati francesi siano stati respinti da un gruppo di 300 donne, guidate dalla moglie del governatore spagnolo, tal Francesca Trotti. O forse dai tredici cannoni portati dal duca di Mantova, alleato di Madrid.

Come che sia, i francesi decidono di ritirarsi e passano da Parma. Per attraversare il torrente Parma, costruiscono un ponte di legno più grande di quelli esistenti, comodo per le truppe. Per passare, l’esercito impiega tre giorni. L’avanguardia è arrivata il 1° gennaio. In questo giorno due sfila il grosso della truppa, dall’alba fino alle otto di sera. A un certo punto si vede passare pure il feretro di Borso d’Este, marchese di Scandiano, ucciso durante il fallimentare assalto ad Alessandria. Un cappellano conduce il carro con la salma ed altri quattro seguono a cavallo. Lo portano a Modena per essere sepolto.

Lo spettacolo della parata continua anche il 3 gennaio, chiuso dalla cavalleria e dall’artiglieria: tre bocche da fuoco in tutto. Sono passati 16.000 soldati e con loro 200 donne che li accompagnano.

Se in città l’esercito francese paga tutto ciò che prende, lasciando molti denari, nelle campagne non si comporta con altrettanta correttezza, causando non pochi danni. A Ponte Taro, un fante se l’è presa con un frate, picchiandolo. Il suo comandante lo ha fatto immediatamente impiccare.

La colonna lascia definitivamente il parmense il 4 gennaio, varcando il Po con tutti i navigli trovati. La traversata è l’ultimo atto drammatico della ritirata: un barcone è stato caricato troppo e si è sfasciato. Nelle fredde acque del fiume sono morti 150 cavalieri con i loro cavalli, un colonnello e tre capitani.

Dettaglio de Gustafo Adolfo alla battaglia di Breitenfeld, Johann Walter, 1632, Museo storico di Strasburgo
Dettaglio de Gustafo Adolfo alla battaglia di Breitenfeld, Johann Walter, 1632, Museo storico di Strasburgo

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