19.9.1960. Un coraggioso eroe
19 settembre 1960 – Una terribile ondata di maltempo si sta abbattendo su tutto il Nord Italia. La linea ferroviaria Parma-La Spezia è interrotta per una frana sui binari vicino a Pontremoli. Ma è molto più lontano che vogliamo portare lo sguardo, su Darfo, in Val Camonica, dove già due giorni fa è esondato il fiume Oglio, inondando strade e case, con diversi dispersi.
Fra i soccorritori accorsi a Darfo c’è anche il parmigiano Franco Basso, un poliziotto. È da poco arrivato nel piccolo paese lombardo, ricoperto di fango, che riprende a piovere. Ancora acqua torrenziale, che torna ad allagare le vie già bagnate, di nuovo trasformate in ruscelli impetuosi. E un uomo viene trascinato via. Forse per sua imprudenza, è scivolato e la corrente lo ha portato fin nell’Oglio, ancora in piena.
Franco Basso lo vede e non ci pensa un attimo: si lancia anche lui fra onde e mulinelli, con la divisa indosso, per aiutarlo a tornare a riva. L’uomo scivolato annaspa, forse non sa nuotare, forse ha solo perso il controllo, di certo sta per affogare. Basso lo raggiunge e gli urla di aggrapparsi alla sua schiena.
C’è un dettaglio non da poco sul quale è indispensabile soffermarsi: il nostro soccorritore ha un braccio solo. Nonostante l’handicap, che evidentemente non lo aiuta in acqua, nonostante il panico del soccorso, che pare opporre “ostinata resistenza” (così nella coeva ricostruzione ufficiale dell’evento), Franco Basso riesce a riguadagnare la sponda, salvando quell’uomo.
Per il suo gesto generoso, condotto con “sereno coraggio e sprezzo del pericolo”, al poliziotto di Parma l’anno successivo verrà assegnata una medaglia d’argento al valore.
In questo 1960, Basso ha 38 anni, nel corso dei quali ha già vissuto non poche avventure.
Il braccio sinistro lo ha perso a 18 anni, combattendo in Africa contro gli inglesi. Si era arruolato volontario ed era arrivato a Massaua, in Eritrea, nella primavera 1940. A luglio, negli scontri per la conquista di Cassala, in Sudan, tre pallottole gli distruggono l’arto. Potrebbe tornare in Italia, ma preferisce restare là nella colonia.
Il 17 maggio 1941, gli italiani in Eritrea si arrendono ai britannici. Il giovane Franco Basso viene catturato assieme a centinaia di altri bersaglieri come lui. Ma passa poco tempo, che il parmigiano riesce a scappare dal campo di detenzione. Impegnerà i due anni seguenti in una guerriglia contro le forze coloniali di Londra, assieme ad un piccolo gruppo di soldati come lui fuggiti dopo l’arresto.
Finalmente arriva l’armistizio, nel 1943, e Basso e compagni si consegnano agli ex nemici, per essere presto rimpatriati.
La guerra finisce e il nostro si arruola nella polizia, operando prima nella sua Parma, poi a La Spezia e quindi a Udine. Ma per uno che ama tenere alta l’adrenalina, la routine non basta. Così si unisce alla task force creata per dare la caccia al bandito Salvatore Giuliano in Sicilia, ucciso il 5 luglio 1950.
Basso passerà poi alla nuova Polizia stradale, affascinato da quei mezzi a motore capaci di correre tanto veloci.
L’ultima avventura del poliziotto parmigiano ha un finale tragico. Nell’estate 1965 gli viene affidata la sicurezza dell’evento di apertura del nuovissimo traforo sotto il monte Bianco. La mattina del 9 luglio decolla assieme ad un collega con un elicottero per un volo di ricognizione dell’area di Courmayeur, guidato da un pilota dell’aeronautica. Passano pochi minuti e le pale del piccolo velivolo toccano il cavo d’acciaio di una teleferica usata per portare a valle il fieno; il cavo si spezza e si arrotola; l’elicottero perde quota, poi si rialza per un poco, quindi precipita rovinosamente fino al suolo. Non ci sono superstiti.