19.10.1816. Il ritorno dei monaci
19 ottobre 1816 – Maria Luigia riapre l’antico monastero benedettino di San Giovanni evangelista, già soppresso e perfino venduto da Napoleone.
Il monastero è stato chiuso il 9 giugno 1805, quando viene abrogato il Diritto canonico e vietati i voti religiosi a chi non li avesse già presi. Ai monaci è concesso di restare ancora per qualche anno, ma senza più beni da amministrare, finché il 30 settembre 1810 vengono effettivamente sfrattati. E nel 1812, i francesi cedono parte del complesso alle spalle della Cattedrale per 54.000 franchi e utilizzano il resto quale sede del Dipartimento militare.
Quando i monaci ne riprendono possesso, lo trovano spogliato di libri, opere d’arte e sculture, alcune delle quali recuperate successivamente (l’ultimo pezzo ritornato è una vasca di marmo, ricollocata nel 2005). Ai benedettini viene restituita anche la badia di Torrechiara.
Già il 17 gennaio 1817, Maria Luigia ha approvato la riapertura del convento delle Orsoline a Piacenza e il 10 giugno quello delle Teresiane di Parma. Le Orsoline di Parma invece non hanno mai chiuso, neppure sotto i governi imperiali, difese dal prestigio della loro badessa, che è la principessa Antonia di Borbone, cugina di Maria Luisa, figlia del defunto duca di Parma Ferdinando I, suora dal 1802 (“Preferisco farmi suora che sposarmi con uno sconosciuto!“, disse allora).
Nel giro di poco, Maria Luigia permette il ripristino dei conventi dei francescani, ben undici fra parmense e piacentino, e la missione del Collegio Alberoni a Piacenza. Mentre per le donne riaprono i conventi delle Cappuccine di Parma e di Guastalla e i monasteri delle Domenicane di Fontanellato e delle Bendettine di Piacenza.
Di tutti questi, San Giovanni è certamente l’istituzione più antica e prestigiosa.
Ma le istituzioni ecclesiastiche ripristinate sono solo una piccola parte di quelle che il marito della duchessa, l’imperatore in esilio, aveva chiuso per prenderne i beni. Fra ordini e confraternite, nel Ducato di Parma nei primi anni dell’Ottocento sono soppressi ben 226 enti.
Un buon numero di confraternite riebbe i beni amministrati prima di Napoleone. Invece, terre e immobili dei monasteri non ripristinati rimasero al nuovo Governo di Parma, che li vendette per far cassa, portando a termine il progetto iniziato dai francesi.