Epoca Moderna,  Ritratti

18.9.1586. Muore Ottavio, il più grande dei duchi di Parma

18 settembre 1586 – Muore Ottavio, il secondo duca di Parma, colui che più di tutti ha voluto governare su questa terra e che meglio di tutti si è sforzato di essere ben accetto dai suoi sudditi.

Suo nonno papa Paolo III lo nomina duca di Parma immediatamente dopo l’assassinio del padre Pier Luigi, ma dalle carte all’effettivo controllo del Ducato ce ne passa. Sia l’imperatore Carlo V che il nuovo pontefice Giulio III non vogliono lasciare Parma e Piacenza ai Farnese, e propongono varie alternative a Ottavio. Prenditi Castro. Oppure prenditi Camerino. No, Ottavio vuole Parma e solo questa.

Ad un certo punto, perfino il nonno papa cambia idea e vorrebbe che Parma tornasse alla Chiesa. Ma Ottavio disobbedisce, lasciando segretamente Roma per raggiungere la città che vuole fortissimamente sua, a costo di fare un patto con l’uomo che ha ordinato l’assassinio di suo padre.

Pier Luigi muore nel settembre 1547. Ottavio si insedia a Parma nel novembre 1549. Il 5 giugno 1551 c’è già la guerra, con le soldatesche di Ferrante Gonzaga che devastano Colorno e minacciano Parma. Ottavio tiene duro e con l’aiuto del re di Francia Enrico II costringe gli invasori a levare l’assedio.

Il vero lavoro è però sul piano diplomatico. Ottavio ha dalla sua un’importante rete famigliare.
Quando era appena quindicenne, ha sposato Margherita figlia dell’imperatore Carlo V, di un anno più vecchia (e già vedova!); la madrina dei loro figli gemelli Alessandro e Carlo è la regina di Francia Eleonora. A Roma, lo zio Odoardo Farnese ben lavorava andando a credito di favori con Giulio III.

Sfruttando ogni canale, un poco alla volta, Ottavio convince tutti gli avversari a riconoscergli la signoria su Parma. Un obiettivo che lo impegna tutta la vita: solo pochi mesi prima della morte il re di Spagna Filippo II gli conferma Piacenza, di fatto già sua.

Sul fronte interno, Ottavio dimostra di aver imparato dagli errori del padre. Invece che imporsi, cerca compromessi con i feudatari, e anche se un complotto è stato ordito anche contro di lui, Ottavio sarà accettato come duca dalla quasi totalità dei potenti locali.

Il giudizio finale dello storico Ireneo Affò è una grande lode: questo “magnanimo Signore” fu “il più grande, il più giusto, il più pio di quanti uscirono dal ceppo Farnese”.

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