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18.2.1946. Folla inferocita irrompe in vescovado

18 febbraio 1946 – Una folla inferocita assalta il palazzo del Vescovado. Uomini e donne col pugno alzato e le bandiere rosse vogliono il vescovo. Entrano nella corte, urlano, inveiscono e poiché nessuno si mostra, iniziano a premere sul portone del salone centrale fino a sfondarlo. Ma il vescovo non c’è.

Qualche giorno prima, il primo luglio, a Milano si era chiuso il processo ad un imprenditore parmense fatto e arricchito negli anni della dittatura e della guerra, Guido Marasini. Fra i testimoni, i giudici hanno chiamato anche il vescovo Evasio Colli, che ha raccontato di un episodio favorevole all’imputato. Il processo si chiude con assoluzione piena. A Parma la notizia è accolta con profonda contrarietà.

Nel 1946, a Parma Marasini lo vorrebbero tutti in galera. Soprattutto, non deve esserci il rischio che questo rivoglia indietro le imprese che gli sono state sequestrate per affidarle ad una cooperativa di disoccupati, la Aurora.

Nato a Sorbolo nel 1884, Marasini aveva iniziato a far soldi commerciando carbone importato dalla Polonia. Ma diventa ricco solo quando ottiene l’esclusiva sulla vendita del carbone che la Germania nazista concede all’Italia fascista. I guadagni li investe in varie attività nel parmense, fattorie e fabbriche agroindustriali.

Il 25 aprile mette fine alle sue ambizioni: arrestato e recluso a Milano, è accusato di collaborazionismo e di aver fatto profitti sul regime e sulla guerra; tutti i suoi beni sono sequestrati.

Ma nel processo, le accuse cadono. E a farne le spese è il vescovo.

Per fortuna, il giorno dell’assalto al Vescovado Colli era partito per Roma, per un summit dell’Azione cattolica. Solo così evita di essere malmenato.

In questo 18 febbraio, in piazza si svolge un comizio sindacale e inizia a girar voce che la testimonianza di Colli sia stata determinante nella scelta dei giudici, e qualcuno si ricorda che Marasini da ragazzo era stato seminarista, e che il giorno dopo quella testimonianza Marasini ha fatto una bella offerta in denaro alla curia parmigiana. Colli deve pagare!

La rabbia dei facinorosi contestatori si scioglie però d’un colpo quando scoprono che il vescovo non è in città.

Nei giorni successivi, la Camera del lavoro si scusa pubblicamente per l’accaduto, la cui responsabilità viene attribuita a qualche testa calda autonoma.

Anche Colli si esprime pubblicamente, con una lettera in cui spiega che al processo ha solo confermato che nel 1943 Marasini lo aveva aiutato a salvare la vita di un uomo. E forse lo speculatore del carbone, di persone, in segreto, ne ha aiutate tante altre.

Di fatto, l’assalto al Vescovado – episodio esagerato e increscioso – serve solo a soffocare altre polemiche contro Marasini. Che torna libero. Morirà nel 1951 in un incidente automobilistico. Anche il vescovo Evasio Colli non avrà più fastidi.

Pozzo del cortile del palazzo del Vescovado di Parma

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Succede il 18 di febbraio:

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