18.2.1484. Il luogo di culto più antico di Parma
18 febbraio 1484 – Il Comune di Parma decide di ricostruire San Pietro de platea, la chiesa che sta sulla piazza della città.
Era successo, nel 1414, che un’alluvione sommergesse case e strade, rovinando diversi luoghi di culto, compreso San Pietro. Questa chiesa fu talmente disastrata dall’acqua che quattro anni dopo, esattamente il 27 settembre 1418, ne furono demoliti i resti e nel 1423 il consiglio degli anziani ne deliberò la ricostruzione. Ma evidentemente la nuova chiesa non deve essere venuta bene, se già nel 1484 se ne ordina un nuovo rifacimento.
In questo 18 febbraio, gli anziani destinano al cantiere l’intero ammontare del somatico, che è la tassa sulle merci portate in città: un tanto a soma, cioè ad asino che le trasporta; un bel mucchio di soldi. Ma le cose vanno per le lunghe, forse perché c’è da stendere il progetto, forse perché la deliberazione sul finanziamento è stata un po’ azzardata: conti da saldare con urgenza spingono il municipio a sospendere per qualche tempo la sovvenzione.
Finalmente, il 27 febbraio 1492 viene steso il capitolare di appalto. Dovranno essere salvate alcune parti in muratura del 1423. Il modello architettonico è la chiesa di San Sepolcro su strada San Michele (via della Repubblica), che ha forme gotiche e un bel cornicione, da replicare in San Pietro. Il nuovo edificio avrà una facciata in cotto, che non guarda alla piazza, ma all’attuale via Cavestro, dove ora sta una tavola calda, per mantenere l’orientamento a est.
Alcune settimane dopo, il lavoro viene assegnato a maestro Cristoforo Zaneschi, che lavora assieme all’architetto Bernardino Zaccagni. Il cantiere resta aperto a lungo, anche perché contemporaneamente i due erigono anche la chiesa del Carmine. La nuova San Pietro sarà consacrata nel 1511.
Oggi, questo edificio non esiste più. San Pietro subirà una seconda demolizione nel 1709, per essere girata verso la piazza. E ancora nel 1761 sarà tirata giù la facciata per sostituirla con quella classicista disegnata da Ennemond Petitot.
Questa storia di costruzioni e abbattimenti si ripete fin dall’origine della città. Il sito dove sorge San Pietro è infatti certamente il luogo di culto più antico di Parma e ha subito molte trasformazioni.
Qui infatti stava il primo tempio romano di Parma, che recenti scavi archeologici attribuiscono alla fine del III secolo a.C., cioè prima della fondazione ufficiale della città. Forse, Parma è stata un tempo un piccolo insediamento di romani, avamposto negli scontri con i Galli Boi, e quei primi immigrati dal Lazio edificarono il luogo di culto, poi distrutto da rivolte celtiche negli anni della seconda guerra punica. Sempre lì, alla deduzione della colonia nel 187 a.C. è innalzato il tempio che guardava al foro, dedicato alla triade capitolina: Giove, Giunone e Minerva. L’avvento del cristianesimo porta alla trasformazione dell’edificio pagano in chiesa, presumibilmente all’inizio in forme paleocristiane, poi romaniche e a fine Quattrocento gotiche.
In tempi davvero più recenti, San Pietro ha rischiato un’ennesima e definitiva demolizione. Fra 1948 e 1951, Arturo Scotti del Partito liberale combatte una personale crociata per abbatterla per favorire una nuova viabilità in centro o trasformarla in grande magazzino. A suo dire, anche la curia sarebbe d’accordo, se in cambio si finanziasse l’edificazione di una diversa San Pietro in periferia. L’idea suscita un corso di proteste e il veto della Sovrintendenza, che salva la chiesa.
Così, in 2.300 anni, la funzione religiosa di questo angolo di centro urbano non si è mai interrotta.