Cronaca,  Età contemporanea

18-19.3.1944. La battaglia della neve al lago Santo

18-19 marzo 1944 –

Da questo rifugio nove partigiani dopo venti ore di dura battaglia dispersero soverchianti forze nemiche. Il grido di vittoria echeggiò per le convalli e insorse la nuova Italia”.

Quel che succede al rifugio Mariotti, in riva al lago Santo parmense questo 18 marzo 1944 lo racconta una lapide che sarà affissa anni dopo sul luogo del duro scontro.

I nove partigiani sono Dante Castellucci, nome di battaglia Facio, coraggioso comandante, e otto giovani di poca esperienza, un distaccamento del battaglione Picelli che si era giunto da poco lassù al lago. Di loro i nazifascisti hanno saputo subito, perché sono scesi a Bosco in cerca di provviste e qualcuno è andato a dirlo ai repubblichini, impegnati in rastrellamenti in tutto l’Appennino.

Sono oltre cento i tedeschi ed i fascisti che il 18 marzo 1944 salgono ad espugnare il Mariotti, compresa una sezione di artiglieria con mitraglia e una grande scorta di bombe a mano.

L’azione pare facile. Sfondano il portone, irrompono nella prima stanza, poi in altre due. Ma i nove del Picelli si sono trincerati in altre stanze e lo scontro improvvisamente si fa durissimo. I partigiani raccolgono ogni granata che si vedono piovere addosso e la rilanciano indietro. Anche loro sparano, e se i neri riescono a ferire tutti i partigiani, i colpi letali vengono solo dalla parte degli uomini della Resistenza.

La battaglia – il primo scontro a fuoco nel settore orientale della montagna parmense – va avanti per oltre 20 ore. I partigiani sono stanchi, sanguinanti, impauriti, ma ancora tutti vivi. I nazifascisti invece contano molte perdite, qualcuno dice 5 morti e 5 feriti, altri addirittura 16 morti e 36 feriti.

Quali che siano i numeri, alla fine gli assalitori desistono. Forse sono a corto di munizioni. Forse aspettano rinforzi, che effettivamente stanno arrivando. Forse temono che arrivino prima i rinforzi della Resistenza. Forse sono impressionati dalla determinazione dei partigiani e perdono speranza nella loro capacità di vincerli.

Appena levato l’assedio, i resistenti abbandonano il campo. Con le ultime forze si infilano nei boschi e si trascinano fino a Cirone, un paio d’ore a piedi, dove i contadini li rifocillano e poi li trasportano a Pracchiola, sul versante toscano della montagna, dove il medico Carlo Uggeri li medica salvandoli tutti.

La battaglia della neve al lago Santo diventa leggenda già nei giorni immediatamente successivi ai combattimenti.

Uomini del battaglione Picelli in Appennino
Uomini del battaglione Picelli in Appennino
Il comandante Dante "Facio" Castellucci
Il comandante Dante “Facio” Castellucci
L'epigrafe all'ingresso del rifugio Mariotti che ricorda la battaglia del 18 e 19 marzo 1944
L’epigrafe all’ingresso del rifugio Mariotti che ricorda la battaglia del 18 e 19 marzo 1944

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Succede il 18 di marzo:

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