18.11.1510. Duello a singolar tenzone sulla piazza di Parma
18 novembre 1510 – Giunge in città il capitano spagnolo Piraldo, chiamato a combattere un duello a singolar tenzone nella piazza di Parma. Il suo avversario, il nobile Aldam, pure lui spagnolo, già lo attende. Il duello si combatte tre giorni dopo ed è uno spettacolo che richiama gente da ogni angolo del parmense.
I due duellanti sono soldati di ventura, a capo di truppe impegnate nella guerra fra papa Giulio II e re Luigi di Francia per il controllo della Pianura padana. Piraldo combatte per il papa, Aldam (o Alando) per il re. Si sono offesi a vicenda e la questione può essere risolta solo con il duello. Non è un incontro di cappa e spada, ma una vera giostra medievale.
La sorte ha deciso che Aldam scelga il campo di battaglia e Piraldo le armi. Dicono che Aldam abbia scelto Parma sperando che l’avversario non voglia venirci, essendo città controllata dai francesi. Invece è venuto, pretendendo un ostaggio a garanzia del rispetto delle regole, e il suo arrivo è solenne, preceduto da dieci trombettieri con le trombe d’argento e seguito da 70 cavalieri, anche questi quasi tutti spagnoli.
Per il duello, la piazza (Garibaldi) viene coperta da uno strato di sabbia. Una parte è recintata e ai lati e su alcuni tetti si approntano spalti per chi vuole assistere. L’evento suscita una tale attenzione che per una settimana salta il mercato del sabato.
Il giorno dello scontro, Piraldo è il primo a presentarsi, alle ore 15, assieme ai suoi soliti trombettieri, accompagnato da due fratelli ed un padrino su cavalli bardati d’oro e di scarlatto. Piraldo monta un ginnetto, cavallo da corsa iberico, munito di protezioni di cuoio. Il cavaliere indossa un abito ricamato in oro, argento e verde, sopra una veste lunga militare. Prende posto fra le sbarre predisposte accanto al palazzo del podestà, poi entra nell’edificio per indossare l’armatura e i guanti di maglia di ferro.
Un’ora dopo ecco Aldam, con nove trombettieri e dieci staffieri, pure lui su di un ginnetto che gli ha prestato Ippolito d’Este. Porta un’armatura che lo copre interamente, gambe comprese, con sopra una veste di seta e lino bianca e azzurra. Entrambi i duellanti hanno la celata sul capo.
Piraldo ordina di portare le armi: ciascuno combatterà con una spada corta dall’elsa dorate e con una breve partigiana, la lancia con tre punte.
Al segnale, partendo da due lati opposti della piazza, i due cavalieri si lanciano all’assalto. Dopo diversi giri e inseguimenti, il cavallo di Piraldo rimane ferito. Lo scontro prosegue a terra e alla fine proprio Piraldo è proclamato vincitore, senza che nessuno dei due duellanti riporti ferite. La tenzone è finita.