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17.8.1568. Vincenza attrice che inventa il divismo, fra performance e scandali

17 agosto 1568 – In questi giorni, recita a Parma una rinomata compagnia di attori, di cui fa parte la celebrata attrice Vincenza Armani. Probabilmente è proprio nell’esibizione di questo 17 agosto che in platea siede anche la morigerata duchessa Maria di Portogallo, che unisce i suoi apprezzamenti agli abbondanti applausi del pubblico. Armani è tanto amata che può permettersi di imporre biglietti che costano il doppio del consueto e nonostante questo ogni sera fa il tutto esaurito.

La Armani è la prima diva del palcoscenico della storia italiana. Non ci sono altre donne celebrate come grandi attrici a precederla. È un’artista a tutto tondo. La sua vera abilità è la recitazione, in un gran numero di commedie, ma anche tragedie e pastorali, con eccezionali capacità di improvvisazione. Non disdegna di esibirsi anche nel canto lirico e nella declamazione di poesie, che scrive lei stessa, così come la musica composta per accompagnarle. Suona vari strumenti. Inoltre ama scolpire la cera e intrecciare merletti dai disegni assai complessi.

A Parma raccoglie le lodi degli spettatori ormai da diversi giorni. Ma improvvisamente, di nascosto, una notte fugge! Il 24 agosto, senza dir nulla agli altri attori, Vincenza Armani e il marito Rinaldo Petignoni lasciano Parma infilandosi in una breccia nelle mura della città. Quando i compagni se ne accorgono, provano a inseguirla per riportarla indietro, ma vengono scorti sgusciare tutti per quella breccia e sono arrestati. Pare quasi una di quelle farse che sono soliti mettere in scena, una commedia degli equivoci, anzi, un pirandelliano canovaccio di metateatro, invece è tutto vero: un gruppo di attori insegue la stella della compagnia perché sanno che senza di lei lo spettacolo è finito, e finiscono in galera con l’accusa di cospirare chissà che.

Nella Parma farnesiana, uno straniero che esce dalle mura senza dichiararsi ad una porta commette reato. Così gli attori restano in cella per due settimane prima di essere graziati con l’intercessione della duchessa Maria di Portogallo.

Intanto, Vincenza ha raggiunto Cremona e qui si è unita ad un’altra compagnia teatrale. Probabilmente, si riunisce col gruppo con cui aveva già lavorato per diversi anni. Qui ritrova Adriano Valerini, un collega che è più di un amico… E allora la commedia si trasforma in tragedia. Un anno dopo la fuga, l’11 settembre 1578, Vincenza Armani muore avvelenata. Il colpevole? Si sospetta di Rinaldo Petignoni, in quanto marito tradito. O all’opposto di Adriano Valerini, in qualità di amante respinto.

Allegoria della simulazione, olio su tela di Lorenzo Lippi, 1640, Museo di Belle arti di Angers
Allegoria della simulazione, olio su tela di Lorenzo Lippi, 1640, Museo di Belle arti di Angers

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