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17.7.1846. L’anfiteatro di gladiatori, barbari e imperatori

17 luglio 1846 – L’ingegner Gaetano Martelli comunica al direttore del Museo di Antichità Michele Lopez la scoperta di alcuni ruderi accanto al Collegio Maria Luigia, dove si sta costruendo una nuova ala del palazzo. È la prima nota sul rinvenimento dell’antico anfiteatro di Parma, luogo di mille avvenimenti.

Alla lettera, Martelli allega un primo disegno dei muri trovati, sezioni dell’ellisse delle gradinate dell’edificio. Gli scavi proseguono per circa un anno, al termine dei quali Martelli realizza una pianta di grandi dimensioni con la ricostruzione dell’intero ovale dell’anfiteatro, con diametri di 133 e 97 metri , capace di 20.000 spettatori. Martelli e Lopez vorrebbero riportare alla luce nuove parti della struttura, ma la morte di Maria Luigia ed il cambio dinastico nel governo di Parma ferma tutto. Solo nel 1933 altri scavi aggiungeranno notizie a quelle raccolte in questo 1846.

Ma i racconti storici sull’anfiteatro di Parma sono tanti.

Una lapide sepolcrale rinvenuta già nel 1734 nell’orto dei monaci Eremitani, che stavano scavando per fare una ghiacciaia, conserva il nome di uno dei tanti gladiatori che combatté nell’anfiteatro, Vitale, un reziario, germano batavo, che morì invitto: fu ucciso nel suo ultimo combattimento, ma riuscendo lui pure a ferire a morte il suo avversario.

Nel 553, nell’anfiteatro non si tengono più giochi gladiatori, ma solo cacce a bestie selvatiche. È in quest’anno che presso il grande edificio si combatte un’aspra battaglia fra un esercito di Eruli, al seguito di Fulcaris, mandato da Narsete a saccheggiare l’Emilia, e le truppe di Butilino, comandante dei Franchi di stanza a Parma. Butilino tende un’imboscata agli attaccanti nascondendo i suoi nell’anfiteatro:

“Quando Fulcaris, e i suoi Eruli, marciando in modo trascurato e irregolare, era avanzato fino ad essere praticamente circondato dal nemico, fu dato il segnale. I Franchi si precipitarono fuori e piombarono su di loro e subito uccisero indiscriminatamente tutti quelli a portata di mano, schiacciandoli con la rapidità del loro attacco e l’imprevedibilità della trappola che avevano preparato”, racconta lo storico bizantino Agazia pochi anni dopo.

Caduto in abbandono, a lungo l’anfiteatro servì da cava di marmo. Pare che anche molta pietra e colonne e capitelli del Duomo vengano da qui. Ma alla metà del XII secolo, i parmigiani decisero di trasformare quel che restava della struttura in un bel palazzo, chiamato Palazzo dell’Arena, da offrire all’imperatore Federico Barbarossa, che vi sosta nel 1164 con la sua corte di baroni tedeschi, come pure farà Federico II alcuni decenni più tardi.

Il Palazzo cambia poi più volte proprietà e subisce lunghi periodi di inutilizzo, nei quali diventa discarica abusiva e cimitero di animali. Rimesso in sesto dai Cavalieri teutonici nel Trecento, viene scambiato fra varie famiglie nobili locali, ultima quella dei Lalatta dal 1530; all’estinzione dell’ultimo erede, a metà Settecento diventa un collegio, come ancora è oggi.

Gli scavi dell’anfiteatro sono stati chiusi immediatamente dopo i rilievi. Della grande arena restano visibili alcune colonne scanalate e lisce con capitelli, risistemate al tempo della costruzione del palazzo, che si possono osservare in borgo Lalatta.

L'area un tempo occupata dall'antfiteatro di Parma, ricostruita al termine  degli scavi del 1846
L’area un tempo occupata dall’antfiteatro di Parma, ricostruita al termine degli scavi del 1846
Colonne del perduto anfiteatro di Parma, riutilizzate per il medievale Palazzo dell'arena, oggi nel muro esterno del collegio Maria Luigia
Colonne del perduto anfiteatro di Parma, riutilizzate per il medievale Palazzo dell’arena, oggi nel muro esterno del collegio Maria Luigia
Colonna del perduto anfiteatro di Parma, riutilizzata per il medievale Palazzo dell'arena, oggi nel muro esterno del collegio Maria Luigia
Colonna del perduto anfiteatro di Parma, riutilizzata per il medievale Palazzo dell’arena, oggi nel muro esterno del collegio Maria Luigia
Colonna del perduto anfiteatro di Parma, riutilizzata per il medievale Palazzo dell'arena, oggi nel muro esterno del collegio Maria Luigia
Colonna del perduto anfiteatro di Parma, riutilizzata per il medievale Palazzo dell’arena, oggi nel muro esterno del collegio Maria Luigia

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