Età contemporanea,  Politica

17.5.1848. 37.250 voti per l’Italia

17 maggio 1848 – I parmigiani votano a favore dell’annessione del Ducato di Parma al Regno di Sardegna. Il plebiscito non ha alcun seguito, ma è la prima formale adesione maggioritaria al progetto di un’Italia unita, a sacrificio dell’autonomia.

A Parma, il Risorgimento è durato poco meno di 30 anni. A metà febbraio 1831 un’insurrezione costringe la duchessa Maria Luigia a riparare a Piacenza e per un mese governa un comitato rivoluzionario. Nel 1848, a marzo, gruppi di popolani si sono presi a fucilate con i soldati austriaci, con cinque morti da una parte e venti dall’altra; come conseguenza, il nuovo duca Carlo II si sospende e nomina un consiglio di reggenza di cinque uomini moderati: Luigi Sanvitale, Girolamo Cantelli, Ferdinando Maestri, Pietro Gioia e Pietro Pellegrini.

Sono loro che organizzano il plebiscito. Su 39.000 votanti, uno chiede la Repubblica, in 500 vorrebbero l’annessione allo Stato Pontificio, in 1.100 difendono il Ducato con a capo Carlo II, ma la stragrande maggioranza, 37.250 elettori, si esprimono per l’annessione al Regno di Sardegna. Tutti gli altri non partecipano, perché donne, o troppo giovani, o con censo troppo basso.

La forza delle armi di Vienna ha però la meglio e sul trono viene messo Carlo III, che si insedia il 25 agosto e che verrà assassinato pochi anni dopo. Perché Parma passi ai Savoia, occorreranno altri due plebisciti, quello ufficioso del 14 e 21 agosto 1859 (63.167 voti pro annessione e 504 contrari) e quello ufficiale del 11-12 marzo 1860.

La piazza di Parma in giorno di mercato nel 1848, olio su tela di Giulio Carmignani, 1850

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