17.12.75 La lana di Parma, famosa in tutto l’impero romano
17 dicembre 75 – “Velleribus primis Apulia, Parma secondis / Nobilis; Altinum tertia laudat ovis” (La Puglia vince con le lane migliori. Parma con le seconde. La terza pecora loda Altino).
Parma è famosa nell’impero romano per i suoi greggi di pecore. Lo racconta Marziale, poeta autore di epigrammi, anche quelli che l’imperatore Vespasiano commissiona agli artisti a Roma per regalarli a uomini e donne al termine dei banchetti che si tengono in occasione dei Saturnali, feste aperte proprio il 17 dicembre e che durano fino al 23. Non è certo che Marziale abbia composto questo epigramma in distici elegiaci proprio per i Saturnali, ma la cosa è probabile; nel caso, l’anno potrebbe essere uno qualunque fra 70 e 78.
Marziale torna a citare Parma in altri dei suoi brevissimi componimenti, dando i nomi di alcuni ricchi proprietari di grandi greggi tenuti a Parma: Callistrato, Candido ed Afro. Quest’ultimo possiede tante pecore, tutte cresciute nella città emiliana, che l’allevamento gli rende ogni anno seicentomila sesterzi.
È difficile immaginare Parma in una veste tanto bucolica: duemila anni fa era però proprio il settore ovino a reggere l’economia del parmense.
Un altro autore antico, Columella, nel suo Res rustica scritto attorno al 70 d.C., riferisce che la lana delle pecore di Parma sono fra le più ricercate, perché è bianca: “il bianco non solo è il più bello ma anche il più utile, perché dal bianco si possono avere moltissimi altri colori, ma da nessuno si riesce ad ottenere il bianco”.
Il grande mercato della lana emiliana (o meglio della Gallia cisalpina) sono i Campi Macri, località che probabilmente stava fra Sassuolo e Rubiera nel modenese: nel primo secolo, ogni anno richiama venditori ed acquirenti dall’Italia intera, che comprano in gran quantità i prodotti di Parma.